Compagnia ariaTeatro: Narrenschiff. Nave dei folli. Due atti unici sulla follia

Evento segnalato da Compagnia teatrale ariaTeatro
- (Foto dal sito ufficiale/di Matteo Destefano)
- (Foto dal sito ufficiale/di Matteo Destefano)
Data: Mer. 23 aprile 2014
Dove: Teatro Luigi Pirandello, Civezzano (Tn)
Orario: ore 21.00

Drammaturgia di Chiara Benedetti, Alberto Basaluzzo, Denis Fontanari e Carlo Orlando / con Denis Fontanari e Chiara Benedetti / musiche eseguite dal vivo da Chiara Benedetti / regia di Carlo Orlando.

Un ragazzo che aveva la chitarra
se la vide strappare dalle mani
fatta a pezzi e buttata
nei giardini del manicomio”

Alda Merini.

Narrenschiff, “nave dei folli” in lingua tedesca, doveva essere uno spettacolo che aveva come oggetto il manicomio di Pergine: la sua storia centenaria, la storia di chi vi è stato internato e di chi vi ha lavorato. Appena “varata” nel mare delle prove e della ricerca, la nostra piccola nave ha subito naufragato, o meglio, c’è stato un ammutinamento: qualcuno ha preso il timone al posto nostro e ci sta guidando in un mare di storie, immagini, musiche e suggestioni che hanno come tema la follia.
Cerchiamo di tenere la rotta ma non è semplice orientarsi.
Al momento lo spettacolo è diviso in due atti unici: il primo è una guida sragionata alla follia e alla storia dell’internamento e dei manicomi. Un’indagine storica e oggettiva su come la follia veniva recepita dalla società e come la medicina cercasse di occuparsene. Il secondo atto è invece un’indagine soggettiva e intima del tema. Attraverso le parole di Alda Merini e la poesia di Shakespeare parleremo del manicomio “che è fuori il manicomio”, che viviamo anche noi tutti i giorni nelle nostre pene d’amore, nelle nostre fatiche e nei nostri esaurimenti. Speriamo di trovare un porto disposto ad accogliere la nostra sgangherata bagnarola. Un porto dove sia possibile fare la pace con una storia di errori e sofferenza.
«Abbiamo deciso di narrare la follia per indagarla, tentare di darle voce, allenandoci alla mancanza di comprensione, abbandonando la ri- cerca del confine tra ciò che è sano e ciò che non lo è. Per iniziare abbiamo attinto dal mondo che ci circonda, da quel mondo che vediamo passare per strada, da ciò che il Manicomio ha partorito dopo la sua chiusura, dalle tracce leggibili nei luoghi che lo simboleggiano. La nostra sfida è quella di riuscire a raccontare senza giudizio un’istituzione, il tentativo di varcare la soglia e rompere le catene e il ritrovarsi in un mondo nuovo, dove ogni cosa è apparentemente possibile.
La narrazione è il tramite, il linguaggio che ci permette di intrufolarci nelle storie e nei personaggi mantenendone la soggettiva parzialità, per arrivare allo spettatore in una molteplicità di sguardi che danno vita alla realtà».

Informazioni:
http://www.ariateatro.it


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