Teatro Stabile di Napoli, Théâtre National Bruxelles: Le sorelle Macaluso

Evento segnalato da
- (Foto dal sito ufficiale)
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Data: da Gio. 28 aprile a Dom. 01 maggio 2016
Dove: Teatro Sociale, Via Oss Mazzurana, Trento
Orario: ore 20.30 / domenica ore 16.00 

Testo e regia di Emma Dante / produzione Teatro Stabile di Napoli, Théâtre National (Bruxelles), Festival d'Avignon, Folkteatern (Göteborg) / in collaborazione con Atto Unico/ Compagnia Sud Costa Occidentale.

Da giovedì 28 aprile a domenica 1 maggio sarà in scena al Teatro “Sociale”, nell'ambito del cartellone “Grande Prosa” del Centro Servizi Culturali S. Chiara, «LE SORELLE MACALUSO» una coproduzione di respiro sovranazionale realizzata da Teatro Stabile di Napoli, Théâtre National di Bruxelles, Festival d'Avignon e Folkteatern di Göteborg. Si tratta di un allestimento ideato e diretto da Emma Dante, la regista palermitana che nei suoi spettacoli esplora il tema della famiglia e dell’emarginazione attraverso una poetica di tensione e follia nella quale non manca una punta di umorismo.
Si apre il sipario e la scena appare vuota e buia. Soltanto ombre abitano questo vuoto finché un corpo viene lanciato verso di noi. L’oscurità espelle una donna. Adulta. Segnata. Dal fondo appaiono facce di vivi e morti mescolati insieme. Tutti sono a lutto. Il piccolo popolo avanza verso di noi con passo sicuro. La donna danzante si unisce al corteo. «Le sorelle Macaluso» sono uno stormo di uccelli sospesi tra la terra e il cielo. In confusione tra vita e morte. La famiglia è composta da sette sorelle che si fermano a ricordare, a evocare, a rinfacciare, sognare, piangere e ridere della loro storia. È il funerale di una di loro. Nel confine tra qua e là, tra ora e mai più, tra è e fu, i morti son pronti a portarsi via la defunta. Se ne stanno in bilico su una linea sopra cui combattere ancora, alla maniera dei pupi siciliani, con spade e scudi in mano. Una famiglia in movimento che entra ed esce dal buio.
«Vedo un giovane padre – scrive Emma Dante nelle note di regia – apparire alla figlia cinquantenne, una moglie avvinghiata al marito in un eterno amplesso, un uomo fallito anche da morto; vedo i sogni rimasti sospesi tra le ombre e la solitudine. E vedo gli estinti stare davanti a noi con disinvoltura. […] Tutto si ispira al racconto che mi fece un amico. Sua nonna, nel delirio della malattia, una notte chiamò la figlia urlando. La figlia corse al suo letto e la madre le chiese: “in definitiva io sugnu viva o morta?” La figlia rispose: “viva! Sei viva mamma!” E la madre beffarda rispose: “see viva! Avi ca sugnu morta e ‘un mi dicìti niente p’un fàrimi scantàri.” (sì, viva! Io sono morta da un pezzo e voi non me lo dite per non spaventarmi.)
La vicenda narrata da Emma Dante prende le mosse dal momento in cui le sorelle Macaluso si ritrovano al funerale di una di loro, un ricongiungimento doloroso che diventa occasione per rievocare il passato. Emerge dal lutto un ricordo d’infanzia: durante una giornata al mare la sorella più piccola, Antonella, mentre gioca con le altre a fare la gara dei tuffi e di apnea, muore annegata. Katia viene ritenuta responsabile dell’incidente e, allontanata dalla famiglia, cresce da sola in un istituto di suore.
La rievocazione di questa perdita innesca tra le sorelle un cortocircuito e il legame indissolubile si trasforma in oppressione e accusa. Alla fine dell’evocazione del ricordo della disgrazia, Katia cerca di discolparsi e non trovando comprensione alcuna, accusa le sorelle per trovare consolazione alla solitudine alla quale è stata obbligata. Katia fa ricadere la colpa della morte di Antonella su Maria, essendo la più grande e l’unica responsabile delle sorelle più piccole; accusa Gina della morte del figlio malato e offende Pinuccia per aver sprecato la sua vita prendendosi cura di Lia, la sorella ritardata. Katia per ferire le sorelle infanga pure la memoria del padre morto, unico e vero responsabile del suo allontanamento da casa.
Appare il padre e tenta di discolparsi spiegando la sua lotta contro la povertà: per tutta la vita ha cercato, attraverso i lavori più umili, di offrire alla propria famiglia la dignità della sopravvivenza. La sua apparizione riporta tra le sorelle la quotidianità e la familiarità di parole e gesti perduti con la sua scomparsa, ma il motivo profondo del suo ritorno è placare il senso di colpa e l’odio di Katia. Quest’uomo porta con sé il peso della morte della figlia più piccola e del dolore di Katia. La sua fragilità esplode nella nostalgia per la moglie prematuramente scomparsa.
La madre appare come in sogno: è autoritaria ma allo stesso tempo dolce e amorevole, è passionale ma allo stesso tempo ragionevole. Porta con sé il germe e il senso della vita. E’ il momento del ricongiungimento familiare: quell’attimo in cui le famiglie sono insieme per sempre. L’estasi è interrotta dalla corsa gioiosa di Davidù, il figlio di Gina: una vita spezzata all’apice della spensieratezza. Inaccettabile per una madre la malattia del figlio. L’urlo di dolore di Gina è inconsolabile ma le sorelle si stringono intorno a lei per placare i suoi singhiozzi.
Vivi e morti convivono; il ricordo si confonde con la vita; i gesti quotidiani si ripetono anche nell’assenza e improvvisamente la consapevolezza della morte arriva con una naturalezza che impressiona: Maria capisce di essere al proprio funerale. L’ultimo saluto a Maria, che nella vita avrebbe voluto danzare, prende corpo. Vivi e morti si ritrovano insieme prigionieri nell’odio e nell’amore, qui e in quell’altrove sconosciuto, ora e sempre. Impossibile separarsi.
Dieci gli interpreti in scena: Serena Barone, Elena Borgogni, Sandro Maria Campagna, Italia Carroccio, Davide Celona, Marcella Colaianni, Alessandra Fazzino, Daniela Macaluso, Leonarda Saffi e Stephanie Taillandier. Il disegno delle luci è stato ideato da Cristian Zucaro
Giovedì 28 aprile il sipario del Teatro “Sociale” si alzerà su «LE SORELLE MACALUSO» alle 20,30. Sono previste repliche venerdì 29 e sabato 30 aprile, sempre alle 20.30, e domenica 1 maggio con inizio alle ore 16.00.
In occasione della replica de «LE SORELLE MACALUSO» in calendario domenica 1° maggio, sarà sperimentata la nuova iniziativa «Tata a Teatro», realizzata dal Centro Servizi Culturali S. Chiara in collaborazione con la Cooperativa sociale PROGETTO 92. I genitori che intendono trascorrere il pomeriggio a Teatro portando con loro i bambini, potranno affidarli per il tempo dello spettacolo alle  operatrici di “Tata APP” che, in uno spazio opportunamente attrezzato e predisposto per il gioco e l’accoglienza, si prenderanno cura di loro.
Il servizio, che si rivolge a bambini dai 3 agli 11 anni, sarà offerto a partire dalle 15.30 (mezz'ora prima dell'inizio della recita) fino alle 18.30. Potranno fruirne le persone in possesso del biglietto di accesso a Teatro per la giornata del 1° maggio e sarà gratuito per i possessori di biglietti interi e per gli under 25. Avrà invece un costo di 4 euro per gli over 65. Potranno essere ammessi al servizio «Tata a Teatro» (per il quale è gradita la prenotazione) al massimo 14 bambini. 

Venerdì 29 aprile «FOYER DELLA PROSA»: La rappresentazione dello spettacolo sarà accompagnata, nel pomeriggio di venerdì 29 aprile presso il Ridotto del Teatro Sociale, da «FOYER DELLA PROSA», incontro di approfondimento critico che il Centro Servizi Culturali S. Chiara propone in collaborazione con il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento. La discussione sarà introdotta dal  dott. Michele Flaim. 
La partecipazione è libera e aperta a tutti e l'appuntamento, al quale interverrà la Compagnia di Emma Dante, è fissato per le ore 17,30. 

Informazioni:
http://www.teatrostabilenapoli.it


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