Altre tendenze / Ascanio Celestini: Laika

Evento segnalato da
- (Foto dal sito ufficiale)
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Data: Ven. 19 febbraio 2016
Dove: Teatro Sociale, Via Oss Mazzurana, Trento
Orario: ore 20.30

Sarà in scena venerdì 19 febbraio al Teatro Sociale di Trento «LAIKA», secondo appuntamento con la rassegna “Altre Tendenze” che il Centro Servizi Culturali Santa Chiara propone nell'ambito della Stagione di Prosa 2015/2016. Si tratta del nuovo monologo di Ascanio Celestini che porta in scena, in maniera grottesca e ironica, un Cristo contemporaneo. Il sipario si alzerà alle 20,30.

Sarà Ascanio Celestini, uno degli interpreti più apprezzati del teatro di narrazione, il protagonista del secondo appuntamento con “Altre Tendenze”, la rassegna che, inserita nella Stagione 2015/2016 del Centro Servizi Culturali S. Chiara, guarda alle espressioni più recenti della prosa contemporanea. L'attore e drammaturgo romano, che torna in calendario a Trento a distanza di 15 anni da quando presentò all'Auditorium il monologo sulle stragi naziste a Roma “Saccarina”, porterà sul palcoscenico del Teatro Sociale il suo ultimo spettacolo, «LAIKA».  

Un Gesù improbabile si racconta, affermando di essere stato mandato molte volte nel mondo, e si confronta coi propri dubbi e le proprie paure. Vive chiuso in un appartamento di periferia e dalla sua finestra si vede il parcheggio di un supermercato dove staziona un barbone che di giorno chiede l'elemosina e di notte dorme tra i cartoni. Con Cristo c'è Pietro che passa gran parte del tempo fuori di casa a operare concretamente nel mondo: fa la spesa, compra pezzi di ricambio per riparare lo scaldabagno, si arrangia a fare piccoli lavori saltuari per guadagnare qualcosa. Ma volta però Cristo non si è incarnato per redimere l'umanità, solo per osservarla. Però Dio l'ha fatto nascere cieco e gli ha messo accanto uno dei dodici apostoli, Pietro, come sostegno.

«Il vero nome di Pietro – ci ricorda Celestini – è Simone. La radice ebraica 'shama' significa ascoltare. Dunque Simon Pietro è colui che ascolta. È anche un uomo del popolo che non capisce bene ciò che gli sta accadendo, è spesso affrettato nelle reazioni. I Vangeli ce lo mostrano quando corre verso Cristo che cammina sulle acque per poi finire tra le onde. Ma è anche il più materiale, per ciò è chiamato 'Kefa' che in aramaico significa pietra: è lui che paga il tributo, lui che rinnega tre volte, lui che darà vita alla Chiesa.»

Nell'appartamento, questo Cristo contemporaneo non vuole che entri nessun altro, ma è interessato a ciò che accade fuori. Soprattutto vuole sapere del barbone, non per salvarlo dalla sua povertà, ma per fargliela vivere allegramente. Come se il mondo fosse il parcheggio davanti alla sua finestra. Il mondo in mille metri quadrati di asfalto osservati da un paradiso-monolocale pochi metri al di sopra.

Il barbone è un nordafricano scappato dal proprio Paese. Durante lo spettacolo sentiremo la sua voce registrata. La voce di un vero emigrante arrivato in Italia su un barcone. Ma anche la voce di Pietro è registrata, e sarà una voce di donna: quella dell'attrice Alba Rohrwacher, all'attenzione delle cronache cinematografiche in questi giorni in quanto fra i protagonisti del film di Paolo Genovese “Perfetti sconosciuti”, uscito nelle sale l'11 febbraio scorso. La scena sarà scarna e senza gli oggetti che siamo abituati a vedere in un appartamento e la cecità del personaggio è resa anche attraverso una realtà che giunge sulla scena attraverso i suoni, ma non si materializza in maniera naturalista.

«La scelta della cecità – spiega Ascanio Celestini – è legata all'immagine ancestrale del cieco che acquista la vera vista perdendola. È Edipo, ma anche il personaggio di Carver in Cattedrale. È anche la cecità psichica che secondo William James “consiste non tanto nell'insensibilità alle impressioni ottiche, quanto nell'incapacità di comprenderle. Insomma non il Cristo che “è vero Dio e vero uomo”, ma un essere umanissimo fatto di carne, sangue e parole. Non sappiamo se si tratta davvero del figlio di Dio o di uno schizofrenico che crede di esserlo, ma se il creatore si incarnasse per redimere gli uomini condividendo la loro umanità (e dunque anche il dolore), questa incarnazione moderna non potrebbe non includere anche le paure e i dubbi del tempo presente.»

Nel monologo, arricchito dalle musiche eseguite alla fisarmonica da Gianluca Casadei, appariranno personaggi appartenenti a mondi assai diversi fra loro: ci saranno Giuda Iscariota, il traditore, ma anche Gandhi e Che Guevara, e perfino l'ex calciatore della Roma Agostino Di Bartolemei, morto suicida.

«Con la crisi delle ideologie nate dall'illuminismo e concretizzatesi soprattutto nel '900 – scrive Celestini – anche le religioni (in quanto visioni totalizzanti e dunque ideologiche) hanno subito un contraccolpo. L'ebraismo ha trovato una patria mescolando le incertezze religiose alle certezze nazionaliste. Anche l'islamismo è diventata una religione di lotta e di governo, mentre il cristianesimo si trova a vivere la sua fase più contraddittoria con due Papi viventi uno accanto all'altro, ma con due volti contrastanti: il rigido teologo e il prete di strada. A distanza di un paio di millenni ci troviamo ora a rivivere le incertezze del cristianesimo delle origini, frutto dell'ebraismo e seme dell'islam. Queste incertezze vorrei che passassero in maniera obbligatoriamente grottesca e ironica nel personaggio che porterò in scena: un povero Cristo che può agire nel mondo solo come essere umano tra gli esseri umani. Uno che sente la responsabilità, ma anche il peso di essere 'solo sul cuor della terra': vuoi vedere che la trinità è una balla e alla fine salterà fuori che Dio sono soltanto io?»    


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