Sarà in scena giovedì 17 marzo al Teatro Sociale di Trento «VANGELO», terzo appuntamento con la rassegna “Altre Tendenze” che il Centro Servizi Culturali Santa Chiara propone nell'ambito della Stagione di Prosa 2015/2016. Si tratta del nuovo spettacolo teatrale di Pippo Delbono realizzato in collaborazione con il Teatro Nazionale Croato di Zagabria. Il sipario si alzerà alle 20,30.
La rassegna “Altre Tendenze”, inserita nella Stagione 2015/2016 del Centro Servizi Culturali S. Chiara con l'obiettivo di proporre al pubblico trentino alcune delle espressioni più interessanti della prosa contemporanea, porterà giovedì 17 marzo sul palcoscenico del Teatro Sociale «VANGELO», il nuovo spettacolo scritto e diretto da Pippo Delbono che ha debuttato nella versione “prosa” il 12 gennaio scorso al Théatre de Vidy di Losanna. L'allestimento teatrale fa seguito alla versione lirica “Vangelo. Opera contemporanea” presentata nel dicembre 2015 al Teatro Nazionale di Zagabria con la partecipazione del Coro, dell’Orchestra e dei danzatori del Teatro Nazionale Croato.
Pippo Delbono da molti anni abita la scena come luogo di ricerca, lavorando costantemente negli spazi fertili che si vengono a creare tra 'pubblico' e 'personale', tra autobiografia e storia, costruendo un’opera che si contraddistingue nel panorama internazionale per la sua originalità. «VANGELO» segna un nuovo passo in questo percorso. Negli ultimi anni questa ricerca si è sviluppata in una particolare forma di performance musicale, un’indagine sulla forza sonora della voce e la parola che lo ha portato a incontrare alcuni musicisti con i quali ha creato eventi e concerti che girano in parallelo ai lavori della sua compagnia teatrale. Fra questi Enzo Avitabile, cantautore, compositore e poli-strumentista napoletano, che ha composto le musiche per coro e orchestra di questo spettacolo.
«VANGELO» è un lavoro corale prodotto da Emilia Romagna Teatro Fondazione e dal Teatro Nazionale Croato di Zagabria che, partendo dalle musiche di Avitabile, e si nutre di alte suggestione poetiche, ma anche della memoria forte portata dagli attori che hanno attraversato una delle guerre più feroci della storia contemporanea: una guerra che ha cambiato la storia, i luoghi e i confini del loro paese. Un confine che, proprio durante la creazione dello spettacolo, si è visto sconvolto dall’arrivo di diecimila persone tra donne uomini e bambini alla ricerca disperata di una “terra promessa”.
Racconta Pippo Delbono: «Qualche giorno prima di morire mia madre, fervente cattolica, mi aveva detto “Perché, Pippo, non fai uno spettacolo sul Vangelo? Così dai un messaggio d’amore. C’è n’è così tanto bisogno di questi tempi”. E io ho pensato subito alle recite che facevo da piccolo nella parrocchia, dove interpretavo Gesù bambino coi riccioli biondi, innamorato anch’io come lei di quel mondo di preti, di chiese, di incensi, di rappresentazioni teatrali. E poi mi è venuto in mente quando da grande ho recitato ancora Dio, in un film di Peter Greenaway, e un personaggio in quel film diceva: “Non è Dio che ha creato l’uomo, ma è l’uomo che ha creato Dio”. E ho pensato a tutte le conquiste, le stragi, le guerre, le menzogne, le false morali create per quell’ipotesi di Dio. Ma anche alla bellezza, all’arte, e alla poesia che quell’idea di Dio ha portato in questi duemila anni. E a quello che diceva Marx: “La religione è un sospiro dell’anima in un mondo senz’anima”.»
Delbono ha iniziato così a filmare e a fotografare le immagini che ha incontrato nei suoi viaggi, immagini di Madonne, di Cristi e di martiri dai volti dolorosi. «E così mi sono perduto – ricorda – dimenticando quel Vangelo, o forse portandomi dietro di quel Vangelo solo il nome. E sono finito a incontrare persone arrivate in mare dall’Africa, che ora vivevano in campi creati apposta per loro. Ho incontrato degli zingari che abitavano in luoghi di totale degradazione. E poi ho iniziato a cercare paesaggi, mari, tramonti, cieli che mi raccontassero miracoli, luce. […] E alla fine mi sono rimaste dentro quelle immagini, quelle voci, quei suoni, quegli echi, quei silenzi sentiti in quei campi di zingari e di profughi, ma anche quella forza vitale, quella inspiegabile gioia trovata nei luoghi deputati al dolore.»
Con quel linguaggio che sa raccontare storie che attraversano il mondo contemporaneo, Pippo Delbono recita il suo Vangelo affiancato dagli attori della sua sua compagnia e da quelli del Teatro Nazionale Croato di Zagabria: Gianluca Ballarè, Bobò, Margherita Clemente, Ilaria Distante, Simone Goggiano, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Alma Prica, Pepe Robledo, Grazia Spinella, Nina Violić, Safi Zakria e Mirta Zečcević.
Alla realizzazione del film che è parte integrante dello spettacolo hanno partecipato i rifugiati del centro di accoglienza PIAM di Asti. Spiega al riguardo il regista: «Quando ho fatto le riprese per il film con i rifugiati, che sono sopravvissuti a naufragi, torture e campi di concentramento, ho guardato dopo nelle riprese le loro facce, e non in tutti ma in molti di loro ho visto qualcosa di vero, e anche di tecnicamente perfetto, verità e perfezione che non c’è nell’espressione degli attori “normali”. Bisogna vedere l’arte da un’altra prospettiva. Realizzare che tra queste persone che hanno attraversato l’inferno ci sono grandi artisti, persone che sono in contatto con qualcosa di profondo che noi abbiamo perso.»
Le musiche sinfoniche per orchestra e coro polifonico composte da Enzo Avitabile per lo spettacolo rispettano le grandi opere del passato, nascono da sonorità sacre popolari, dalle tradizioni rituali ancestrali dei paesi del Mediterraneo per muoversi liberamente e dar vita a sonorità nuove di ampio respiro. In queste composizioni si canta un requiem alla nostra anima che in ogni epoca vive la sua via dolorosa. È come se la musica arrivasse lì dove non arrivano le parole e viceversa.
Nella realizzazione di «VANGELO» Pippo Delbono si è avvalso della collaborazione di Claude Santerre per le scene, di Antonella Cannarozzi per i costumi e di Fabio Sajiz per il disegno luci.
