La Confraternita del Chianti: Esodo - pentateuco #2

Evento segnalato da Stagione di Caccia 2024
- (Foto dal sito ufficiale)
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Data: Ven. 28 ottobre 2016
Dove: Teatro Portland, via Papiria 8, Trento
Orario: ore 21.00

Da “Esodo” di Diego Runko.
Vincitore del Concorso Nazionale di Drammaturgia Civile “Giuseppe Bertolucci”.
Di Diego Runko, Chiara Boscaro, Marco Di Stefano / Regia di Marco Di Stefano / Drammaturgia di Chiara Boscaro / Con Diego Runko / Voce di Ivna Bruck / Musiche originali di Lorenzo Brufatto eseguite e registrate dall’ensemble da camera Il canto sospeso.


“Pentateuco” è un progetto con 5 monologhi, 5 attori, 5 partner internazionali (più 1 italiano) e 5 storie di migrazione che prendono spunto dai primi 5 libri della Bibbia.
“ESODO pentateuco #2” è il secondo capitolo, e il suo protagonista è Rudi.
Rudi non è mai emigrato, ma tanti ne ha visti partire, sul Toscana, il piroscafo che portava gli esuli in Italia.
Rudi è un istriano di Pola, come il bambino di dieci anni cui decide di raccontare la sua storia.
Una storia rocambolesca fatta di bombe, di zanzare, di barche e di Alida Valli.
Ma Rudi non è il solo personaggio di “ESODO pentateuco #2”: Diego Runko recita in quattro lingue per dar vita al giornalista croato alle prime armi, al soldato inglese tifoso del Liverpool, al sacerdote partigiano, al ragazzo di Pola che pesca con le bombe per la prima volta in vita sua.
A fare da cornice, due date simbolo: il 25 giugno 1991, giorno dell'Indipendenza della Croazia, e il 18 agosto 1946, giorno in cui un’esplosione sulla spiaggia di Vergarolla segna simbolicamente l'inizio dell'Esodo.
Un’esplosione che uccide più di sessanta persone, ma che non viene rivendicata da nessuno.
Nel 2016 saranno trascorsi settant’anni, e ancora non si conoscono i nomi dei colpevoli.
Diego Runko è istriano.
Di quelli che hanno nel sangue nazionalità diverse, popoli diversi, diverse lingue.
Se va un po’ indietro con la memoria, ne ricorda almeno quattro.
La sua famiglia non ha partecipato all’esodo post-bellico, anzi in Istria è rimasta e, in parte, tuttora vive.
L’Istria è sempre stata una terra di confine, una zona in cui tracciare una separazione netta tra italiani, croati e sloveni è pressoché impossibile.
Gli istriani sono stati, e sono tuttora, abituati ad accogliere piuttosto che a respingere, e gli stati a cui questa terra, negli anni, è appartenuta, hanno sempre cercato di far prevalere la propria nazionalità.

Oggi, se si viaggia dall’Italia verso la Croazia, subito oltre il confine c’è un cartello, un cartello che recita le parole “Istra – zemlja dobrih ljudi. Istria – terra di brava gente”.
Di questa gente, e anche per questa gente, noi vogliamo parlare.

Informazioni:
http://www.teatroportland.it


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