Teatro delle Albe / Ravenna Teatro: Il volo. La ballata dei picchettini

Evento segnalato da
- (Foto dal sito ufficiale)
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Data: Sab. 09 aprile 2016
Dove: Teatro Comunale di Gries, Galleria Telser 13, Bolzano
Orario: ore 20.30
Note: Ingresso intero € 13, ridotto € 8 / prenotazioni info@teatrolaribalta.it, T: 0471 324943 e cassa serale mezz'ora prima dello spettacolo nel luogo di svolgimento dello stesso

Di Luigi Dadina, Laura Gambi, Tahar Lamri / Con Tahar Lamri, Luigi Dadina (narrazione), Francesco Giampaoli, Diego Pasini (basso e percussioni), Lanfranco Vicari-Moder (rap) / Musiche Francesco Giampaoli / Testi rap Lanfranco-Moder-Vicari / Scene e costumi Pietro Fenati e Elvira Mascanzoni / Regia Luigi Dadina / Coproduzione  Teatro delle Albe / Ravenna Teatro, Ravenna Festival.

È sulle navi che bisogna cercarli, i picchettini. Sulle navi in porto. E bisogna sapere dove cercarli, perché non sono in vista. Il loro lavoro non ha nulla a che fare con l’aria aperta e il salmastro, l’azzurro e lo iodio. Ha a che fare, piuttosto, con il sottosuolo, la claustrofobia, la miniera. “Picchettino” è una parola che si trova su pochi vocabolari, e nemmeno interrogando Internet si trovano risposte esaurienti; secondo l’INAIL si tratta della qualifica professionale classificata con il numero 709. Così inizia il libro di Rudi Ghedini, dedicato alla tragedia della Mecnavi. Era il venerdì 13 marzo del 1987, l’evento fu scatenato da un incendio nella stiva numero 2, le esalazioni della combustione causarono la morte per asfissia dei 13 operai impegnati nel cantiere di manutenzione. L’imbarcazione, appartenente al compartimento marittimo di Trieste, era una nave cisterna di fabbricazione norvegese adibita al trasporto di gas GPL. Da alcuni giorni era stata tirata in secco in un bacino di carenaggio del porto di Ravenna. Domenico Mazzotti, morto sul lavoro nel marzo del 1947, ha insistito perché si raccontasse questa storia. La sua foto, la sua bella faccia, forte, con un’espressione serena e un accenno di sorriso, è visibile appesa a un muro sotto l’unica gru rimasta in piedi nella darsena di città. Lui, assieme a Marco Saporetti, morirono in quel fabbricato il 5 marzo del 1947, e sulla loro targa commemorativa c’è scritto che furono vittime del lavoro. Vittime del lavoro, un ossimoro parlante, che semplifica e nasconde l’oltraggio intentato alle singole vite. Purtroppo la lapide è rotta e la foto di Marco non c’è più. 

Informazioni:
http://www.teatrodellealbe.com


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