Fedra

Evento segnalato da Teatro Stabile di Bolzano
- (Foto dal sito ufficiale)
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Data: da Gio. 06 a Dom. 09 aprile 2017
Dove: Teatro Comunale, Piazza Verdi, Bolzano
Orario: ore 20.30 / domenica ore 16.00

Un'appassionante indagine sui lati oscuri dell'animo umano dalla Phaedra di Seneca (con estratti dall’Ippolito di Euripide e dalle Lettere di Seneca) / adattamento e regia Andrea De Rosa / scene e costumi Simone Mannino / luci Pasquale Mari / suono Gup Alcaro / con Laura Marinoni, Luca Lazzareschi, Anna Coppola, Fabrizio Falco, Tamara Balducci.
Produzione "Emilia Romagna Teatro / Teatro Sabile di Torino / Teatro Nazionale".


Minimale e carnale, onirica in stile lynchano, chirurgica e passionale nello stesso tempo, questa nuova rilettura della Fedra è una profonda indagine sull’uomo, che riguarda l’irriducibile, insondabile eros.
Investigare su un mito. Nella messa in scena della tragedia di Seneca, il regista e filosofo Andrea De Rosa compie un’indagine affascinante sui lati oscuri dell’animo umano, su quelle forze potenti e misteriose descritte dalla mitologia. Sposa del re di Atene Teseo, Fedra arde di passione amorosa per il suo figliastro Ippolito. Il giovane Ippolito però, è un discendente della regina delle amazzoni, devoto esclusivamente alla caccia e distaccato dai legami familiari, e respinge l’offerta della sua matrigna e regina. Fedra, in preda a un furore incontrollabile, mediterà contro di lui una feroce vendetta.
In questo spettacolo che ha incantato pubblico e critica, Fedra e Ippolito appaiono come due figure in fuga dalla gabbia di condizionamenti in cui la società vorrebbe relegarli: Fedra si allontana dai ruoli di moglie e regina, mentre Ippolito, dedito esclusivamente alla caccia, rifugge dalle incombenze politiche previste da Atene per un giovane principe. Due personaggi mossi da un eccesso di passione, due protagonisti destinati ad andare incontro a un destino rovinoso. Ed è proprio in una gabbia, o meglio in un cubo di plexiglass, che De Rosa rinchiude Fedra, interpretata da Laura Marinoni. Al suo interno la regina spasima e delira, sogna di seguire Ippolito nella sue avventure di caccia di coronare la sua passione. Il mondo circostante sembra esistere solo come proiezione della sua mente. Il testo di Seneca, di una modernità sorprendente, non rappresenta una figura del mito, tragicamente sottomessa al Fato, ma una donna piangente, carnale, posseduta da una passione che l'autore definisce malattia. Scava nell'inconscio, porta alla luce un nucleo di pulsioni oscure, di ossessioni, sensi di colpa. «Qui l’amore è inteso, letteralmente, come qualcosa da cui si viene posseduti, qualcosa che viene da fuori, qualcosa di profondamente estraneo, come un virus che inizia a riprodursi nel nostro corpo senza il nostro assenso» sostiene De Rosa, che grazie a un percorso artistico che intreccia prosa e opera lirica, è riconosciuto oggi come un nuovo esponente di quel teatro di regia che offre sempre nuove poetiche per la scena.

Informazioni:
http://www.emiliaromagnateatro.com
http://www.teatro-bolzano.it


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