Promo Music - Corvino Produzioni: Il casellante (Ciclo “Grande prosa”)

Evento segnalato da
- (Foto di A. Parrinello/da sito ufficiale)
- (Foto di A. Parrinello/da sito ufficiale)
Data: da Gio. 25 a Dom. 28 gennaio 2018
Dove: Teatro Sociale, Via Oss Mazzurana, Trento
Orario: ore 20.30 / domenica ore 16.00

Di Andrea Camilleri e Giuseppe Dipasquale / regia Giuseppe Dipasquale / con Moni Ovadia, Valeria Contadino e Mario Incudine / produzione Promo Music - Corvino Produzioni - Centro d’Arte Contemporanea Teatro Carcano - Comune di Caltanissetta.

Partendo da Il casellante (Sellerio Editore - 2008), uno fra i suoi romanzi più struggenti e al tempo stesso divertenti, Andrea Camilleri ha costruito assieme a Giuseppe Dipasquale uno spettacolo dove si ride e ci si commuove al tempo stesso e nel quale gli attori e i musicisti, immersi nella stessa azione teatrale, narrano una vicenda metaforica che gioca sulla parola, sulla musica e sull’immagine.
Dopo il successo ottenuto dalle trasposizioni per il teatro de Il birraio di Preston e La concessione del telefono - che costituiscono insieme a La cattura, Troppu trafficu ppi nenti, Cannibardo e la Sicilia e La Signora Leuca la drammaturgia degli ultimi anni - Camilleri e Dipasquale sono tornati nuovamente insieme per proporre al pubblico una nuova avventura tratta dai racconti del popolare scrittore siciliano.
«IL CASELLANTE» racconta una vicenda affogata nel mondo mitologico di Camilleri, che vive di personaggi reali, trasfigurati nella sua grande fantasia di narratore. Una vicenda emblematica che disegna i tratti di una Sicilia arcaica e moderna, comica e tragica, ferocemente logica e paradossale ad un tempo. E’ il racconto delle trasformazioni del dolore della maternità negata e della guerra, ma è anche il racconto in musica divertito e irridente del periodo fascista nella Sicilia degli anni Quaranta.
«Il carattere affascinante di questo progetto, posto essenzialmente sulla novità del testo e della sua possibile realizzazione – scrive Giuseppe Dipasquale nelle note di regia – si sposa tutt’uno con la possibilità di ricercare strade sempre nuove e diverse per la drammaturgia contemporanea. La parola, ed il giuoco che con essa e di essa è possibile intraprendere, fa di questo testo un oggetto naturale da essere iniziato e elaborato all’interno di un’alchimia teatrale vitale e creativa. Altro aspetto è quello della lingua di Camilleri. Una lingua personale, originalissima, che calca e ricalca, in una divertita e teatralissima sinfonia di parlate una meravigliosa “sicilitudine” linguistica, fatta di neologismi, di sintassi travestita, di modi d’uso linguistico mutuati dal dialetto e rielaborati in chiave colta.»
Siamo in Sicilia, tra Vigàta (la città immaginaria creata da Camilleri nella quale sono ambientate le indagini del commissario Salvo Montalbano e altri suoi romanzi) e Castelvetrano. Lungo la linea ferroviaria che collega i paesi della costa, fare il casellante è un privilegio che garantisce uno stipendio sicuro. Ma nel 1943, alla vigilia dello sbarco alleato, la zona si va animando di un via vai di militari. E i fascisti si fanno sfrontati. A Nino Zarcuto, rimasto privo di due dita per un incidente sul lavoro, è toccato un casello stretto tra la spiaggia e la linea ferrata. Si è sposato con Minica e aspettano, finalmente, un figlio. Il lavoro è poco e Nino, appassionato di mandolino, ha il tempo di scendere in paese per dilettarsi in qualche serenata improvvisata. Ma una notte mentre Nino è in carcere, accusato di aver messo in burla le canzoni fasciste, Minica viene aggredita, violentata e perde il bambino. Chi è stato? Uno dei militari di passaggio, o un amico che ha approfittato della sua assenza?
Il finale, a sorpresa come in ogni giallo che si rispetti, sfocia nel mondo del mito: Nino arriverà alla verità e alla vendetta, ma non riacquisterà la pace perché Minica ha perduto il senno. Vuole essere piantata come un albero, e come un albero generare. Il suo corpo comincia a trasformarsi: i capelli in fronde leggere, le braccia verso il cielo come flessibili rami; il corpo si ricopre di corteccia; i piedi in radici.
Commenta il filologo e critico letterario Salvatore Silvano Nigro: «Una fantasticheria vegetale le fa credere di poter diventare albero. Di mettere radici e di dar frutti, dopo essere stata innestata. Il marito l’asseconda, amoroso e sollecito. Il figlio arriva infine, come arrivano i miracoli: donato dagli scrolloni della morte e della guerra. Camilleri si apposta negli svolti della tragedia. E aspetta il lettore, con una candela accesa in mano.»
Ma siamo già nel luglio ´43, sbarcano gli americani e i bombardamenti si susseguono. E sarà proprio da questa devastazione che Minica, novella Dafne, troverà la forza e le risorse per ricominciare a vivere. 

Nell’allestimento, che vede affiancati nello sforzo produttivo Promo Music e Teatro Carcano, Moni Ovadia disegna con disinvoltura ben sei personaggi: il narratore,  l’aiutante del casellante, il barbiere, il giudice, un gerarca e perfino una buffa mammana. Al suo fianco sono in scena Mario Incudine (Nino, il casellante), al cui estro compositivo si devono anche le incalzanti musiche di scena, un’intensa Valeria Contadino nella parte di Minica, Sergio Seminara e Giampaolo Romania. Le musiche sono eseguite dal vivo da Antonio Vasta e Antonio Putzu. Il regista Giuseppe Dipasquale si è occupato in prima persona anche delle scene, Elisa Savi dei costumi e Gianni Grasso del disegno delle luci.

Lo spettacolo, che ha debuttato nel 2016 al Festival dei due Mondi di Spoleto, ha subito incontrato il favore della critica, a cominciare da Pietrangelo Buttafuoco (Il Foglio) che scrive: «Con 'Il casellante' il canone del grottesco, orbo ormai di figli, ha generato una vera e propria immissione della tragedia greca chiamata a gemmare, in forza della scienza di poesia, in un innesto perfetto: nel vivo tronco della commedia. Valeria Contadino, in scena, ferma il cuore in gola agli spettatori. E’ la dea madre. Mario Incudine, musicista oltre che attore, ha fabbricato lo spartito che farà cantare tutti. Moni Ovadia, nel ruolo del Deus ex machina, ha trascinato il tempo scenico nell’istante perfetto del cuntu. Grazie a loro, ho vissuto l’entusiasmo di uno spettacolo di pura catarsi.»
«Comincia come una commedia – commenta Fabiana Raponi su Teatrionline.it – si evolve in tragedia, finisce in narrazione mitologica. 'Il casellante' immerge immediatamente la platea nell’inconfondibile mondo dello scrittore, fra contraddizioni e paradossi. […] Il dialetto siciliano, a tratti più o meno comprensibile, fra neologismi e musicalità, è estremamente teatrale e getta subito lo spettatore in un’atmosfera arcaica e un po’ agrodolce fra piazze di paese, chiacchiere dal barbiere, storie di corna e scene violente senza redenzione, offrendo un’alternanza di narrazione spaziando, irriverente e struggente, fra diversi registri narrativi ibridi, conditi dalla musica che affonda le proprie radici nella grande tradizione siciliana dei barbieri-musicisti passando per la rivisitazione delle canzoni fasciste.»
«A muoversi tra la vivacità del dialetto, le musiche folkloriche e le vicende dei paesani – scrive su Milanoteatri Chiara Musati – è il demiurgo Moni Ovadia. Direttamente sulla scena, questo narratore con barba folta e voce grossa racconta dall’esterno le diverse parti dell’intreccio, tirandone le fila e raffigurando su uno sfondo fascinoso la storia dei personaggi, che sembrano balzare direttamente fuori dalle pagine del libro di Camilleri: una scelta registica incisiva e originale.»
Giovedì 25 gennaio il sipario del Teatro “Sociale” si alzerà alle 20,30. Sono previste repliche venerdì 26 e sabato 27, sempre con inizio alle 20.30, e domenica 28 gennaio alle ore 16.00.  (F. L.)

Venerdì 26 gennaio il «FOYER DELLA PROSA» con Moni Ovadia, Mario Incudine e Valeria Contadino
La rappresentazione de «IL CASELLANTE» sarà accompagnata, nel pomeriggio di venerdì 26 gennaio presso lo spazio ridotto del Teatro Sociale, da «FOYER DELLA PROSA», incontro di approfondimento critico curato da Claudia Demattè e Giorgio Ieranò che il Centro Servizi Culturali S. Chiara propone in collaborazione con il Dipartimento di Lettere e Filosofia dell’Università di Trento.
La partecipazione è libera e aperta a tutti e l'appuntamento, al quale interverranno Moni Ovadia, Mario Incudine e Valeria Contadino, è fissato alle 17,30. La discussione sarà introdotta dal professor Giorgio Ieranò  dell’Università di Trento.

Baby-Sitting al “Sociale” con TATA A TEATRO
Anche nel corso della stagione 2017/18 è prevista la possibilità di fruire del servizio di baby-sitting Tata a Teatro in occasione della rappresentazione domenicale. E’ offerto gratuitamente agli abbonati e consente a genitori con figli in età compresa tra 3 e 10 anni di assistere allo spettacolo contando sul servizio professionale offerto dalla cooperativa sociale Progetto 92 all’interno del Teatro Sociale. Per i non abbonati è previsto invece un costo di 5 euro a bambino. Possono essere accolti al massimo 14 bambini ed è necessaria la prenotazione al numero verde 800 013952. 

Informazioni:
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