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Dal Brennero alla rotta dei Balcani: i confini dell'Europa Fortezza

Data: Mer. 25 novembre 2015
Dove: Centro Sociale Bruno, via lungadige San Nicolò 4, Trento
Orario: ore 20.30
Note: Apertura ore 19 con aperitivo e cena a prezzi popolari / Il ricavato delle serata andrà a contribuire alle spese della staffetta #overthefortress

Proiezione del documentario "Cronache di vento e silenzio" sul transito dei migranti al Brennero con Nuno Escudeiro, della Scuola di Cinema Zelig di Bolzano / Racconti e immagini dalla staffetta #Overthefortress, reportage dalla rotta balcanica con Stefano Bleggi, Progetto Melting Pot Europa / Mostra fotografica di Carmen Sabello #overthefortress - Popoli in cammino oltre i confini.

La staffetta #Overthefortress sta seguendo da fine estate l’evolversi della migrazione nell’Europa dell’Est, dove non si arresta il flusso costante di migliaia di persone che percorrono la Rotta dei Balcani. In questi ultimi mesi la cosiddetta "crisi dei rifugiati" ha messo in luce, da una parte, i peggiori istinti nazionalisti e dall’altra l’irresponsabilità politica dell’Europa che persiste in una politica repressiva dei flussi e assiste impassibile, dopo un breve picco di ipocrita commozione generale, alle tragedie del mare. Lo scopo della staffetta è stato quello di documentare e raccontare quanto sta accadendo in quelle zone, toccare con mano la situazione, stringere relazioni e dare un supporto minimo ma fondamentale ai migranti in viaggio.

In ogni valico che abbiamo attraversato e in ogni campo d’accoglienza improvvisato visitato, abbiamo visto ripetersi modalità di gestione dispotiche ed inadeguate, l’assenza cinica di un piano operativo organizzato e con personale qualificato che limitasse al minino le situazioni difficili. Persone costrette ad attese interminabili sotto il sole e la pioggia senza nessun tipo di informazione, la sospensione dei diritti e della possibilità di muoversi liberamente. Abbiamo descritto la costruzione di un’altra barriera fortificata con il filo spinato, i gas lacrimogeni ed i proiettili di gomma sparati su donne e bambini che stavano oltrepassando la frontiera, compreso fino in fondo cosa significa rendere concreto un pensiero politico populista e xenofobo come quello del premier ungherese Orban. Abbiamo documentato la disperazione di famiglie divise, la sofferenza delle donne in gravidanza, la paura di essere bloccati e la fatica di dover partire all’improvviso. Abbiamo ascoltato tante voci unirsi e chiedere “l’apertura del confine” per poter passare, scorto sguardi profondi e coraggiosi che preludevano la forzatura di un blocco e stretto mani energiche pronte a difendersi.

Abbiamo sofferto e ci siamo indignati, emozionati per la determinazione ed il coraggio, vivendo intensamente in prima persona quello che sta accadendo perché abbiamo voluto stare dalla parte di coloro che migrano, dalla parte di coloro che mettono il proprio corpo in pericolo per poter sperare di vivere o di sopravvivere e che, nonostante tutte le difficoltà, i rallentamenti e gli ostacoli non possono venire fermati.

Ci viene detto che la questione migratoria è una questione complessa, che le morti in mare potrebbero essere evitate facendo la guerra agli scafisti: nei vertici ordinari e straordinari che si sono susseguiti negli ultimi mesi abbiamo osservato i capi di governo dell’UE discutere di un nuovo piano europeo che si fonda sulla militarizzazione delle frontiere esterne ed interne, sull’appalto del blocco dei flussi alla Turchia e sull’espulsione di massa dei cosiddetti migranti economici.

In realtà, nei vari viaggi abbiamo visto come la solidarietà sia ancora un elemento presente e fondante di un altro modo di pensare lo spazio europeo, in antitesi a quello degli Stati Nazione, e come sia la base minima per costruire reti e relazioni europee. E questo pulviscolo solidale, auto-organizzato e attivo sulla Balkan Route è stato l’unico elemento politico che abbia rotto una certa passività generale, cercando di dare risposte pratiche ed umanitarie alle richieste dei migranti.

Per questo, con una situazione perennemente in bilico e che potrebbe ulteriormente peggiorare con le temperature invernali, stiamo continuando a portare avanti la Staffetta #Overthefortress e l’importante lavoro di reportage e di informazione, contribuendo, insieme alle realtà sociali slovene, ad organizzare dal basso la solidarietà, per portare un aiuto concreto alle persone, per sostenere il loro viaggio.

Porsi il problema di come costruire un supporto costante non è cosa da poco, ma oggi più che mai necessario per abbattere i muri escludenti dell’Europa dei nazionalismi di ritorno e quelli meno marcati dei governi europei che siglano accordi con il sultano turco e preparano le "espulsioni di massa", contrapponendo solidarietà, diritti e libertà di movimento.

Informazioni:
www.centrosocialebruno.it


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