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Fossili urbani. Paleontologia dell’attuale, tra passato e futuro

Evento segnalato da MUSE - Museo delle Scienze
Catellino Alessandro / Pesce preistorico (Foto dal sito ufficiale)
Catellino Alessandro / Pesce preistorico (Foto dal sito ufficiale)
Data: da Sab. 19 dicembre 2015 a Dom. 28 febbraio 2016
Dove: MUSE, Corso del lavoro e della scienza, Trento
Orario: Da martedì a venerdì: 10.00 - 18.00 / Sabato e festivi: 10.00 - 19.00 / Lunedì: chiuso​​​ / Inaugurazione il 19 dicembre, ore 17.30

Che cosa rimarrà di noi tra 1.000, 1.000.000, 10.000.000 di anni? E cosa sarà del mondo come lo conosciamo oggi tra 65.000.000 di anni, ossia il tempo equivalente a quello che ci separa dal momento in cui l’ultimo dinosauro passeggiò sulle terre emerse?
Inaugura sabato 19 dicembre in anteprima nazionale al MUSE la mostra Fossili Urbani, nata da un’idea della fotografa torinese Francesca Cirilli e dei paleontologi Massimo Delfino, Francesca Lozar, a cura di Massimo Bernardi. Un’esplorazione paleontologica negli ambienti urbani contemporanei per stimolare la riflessione sull’impatto delle azioni dell’uomo sul pianeta e mettere a fuoco il concetto di antropocene
.

Sabato 19 dicembre alle 17.30, inaugura al MUSE in anteprima nazionale Fossili Urbani, progetto nato dalla curiosità di una fotografa, Francesca Cirilli, e dal confronto con i paleontologi Massimo Delfino e Francesca Lozar dell’Università di Torino e Massimo Bernardi, curatore della tappa al MUSE. Nell’Enciclopedia Treccani alla voce “fossile” si legge: “ogni resto o traccia di organismo animale o vegetale conservato negli strati della crosta terrestre, vissuto in epoca anteriore a quella attuale. Sono fossili anche le tracce e impronte lasciate in sedimenti non ancora consolidati, nonché i fori dovuti all’azione di animali perforanti”. Per Fossili Urbani, invece, una sorta di neologismo creato dai curatori, si intendono non solo i resti di organismi che troviamo incastonati nelle pietre da costruzione utilizzate in città, come le ammoniti che possiamo osservare passeggiando nei principali centri urbani del Trentino, ma anche tutti i prodotti delle attività dell’uomo che rimangono intrappolati nell’asfalto o nel cemento, il “suolo” delle città. La parola “fossile”, in collisione con l’aggettivo “urbano” si arricchisce così di nuovi - inattesi - significati.

La mostra raccoglie trentuno fotografie che ritraggono semplici detriti e piccoli oggetti incastonati nel cemento: sono vecchi cellulari, monete scivolate da tasche distratte, oggetti che hanno perso la loro forma e funzione originaria che ogni giorno incontriamo (e lasciamo) nelle nostre strade e che la sensibilità dell’artista rende molto simili a sognanti paesaggi lunari.
Soffermarsi su questi “reperti” diventa un’occasione per aprire una riflessione semi-seria sui processi di fossilizzazione e per provare a rispondere ad una domanda cruciale e complessa: che cosa rimarrà di noi tra un milione o cento milioni di anni? “La fossilizzazione è un processo articolato e in buona sostanza improbabile: la maggior parte degli elementi di cui sono fatti gli organismi rientra in ciclo andando a costituire la materia prima per l’organizzazione di nuovi composti - sottolinea Massimo Bernardi, curatore della mostra al MUSE - solo ad alcuni frammenti degli organismi che oggi popolano i continenti e gli oceani toccherà in sorte di essere fossilizzato, e quindi “eternato”, nel registro stratigrafico, diventando oggetto di studio dei paleontologi del futuro. Tuttavia, secondo un numero sempre maggiore di studiosi, l’impatto delle attività umane è destinato a rimanere per sempre impresso nella “memoria” del nostro pianeta sotto forma di rocce e fossili prodotti dall’uomo”.
Ogni anno vengono prodotte 1.600 milioni di tonnellate di asfalto, 3.400 miliardi di tonnellate di cemento e vengono movimentati sedimenti pari a 3 volte quelli trasportati naturalmente da fiumi e torrenti. Strade e palazzi, integri o ridotti a macerie, costituiranno quindi con tutta probabilità una delle più durevoli evidenze geologiche dell’antropocene, l’epoca che ora stiamo vivendo. “L’importanza di questo concetto – aggiunge Massimo Bernardi - è legata a doppio filo alla recente consapevolezza dell’impatto che Homo sapiens ha su processi di magnitudine infinitamente maggiore rispetto a quelli in cui interviene ogni altra specie”.

La mostra è un semplice invito a considerare i fossili come dati, archivi di informazioni, indipendentemente dalla loro bellezza. Per questo, nel gioco di Fossili Urbani, un tappo incastrato nell’asfalto è prezioso quanto un dinosauro. Per un paleontologo del futuro, a qualsiasi specie appartenga e da qualsiasi pianeta provenga, quel tappo permetterà di raccontare la storia di chi lo ha prodotto: l’uomo. Sta a noi decidere quali resti siano i migliori testimoni della nostra epoca, l’antropocene.


Evento segnalato da MUSE - Museo delle Scienze

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