L’arte e il mondo, gli artisti e la natura. Mauro Berlanda e Luigi Meregalli presentano due modi diversi di immergersi nella natura, di contemplarla, di frequentarla. Le due modalità di dipingere il mondo che sta fuori – forse più che parlare di metodi si dovrà pensare ad “approcci”, silenziosi avvicinamenti – rispecchiano una frase che ci ricorda ciò che Eraclito amava ripetere: chi è sveglio partecipa al mondo comune, chi sogna si rifugia in uno suo proprio. Ecco, i poeti del colore hanno diluito le due posizioni, vivendo quotidianamente il paesaggio come un essere vivente, immenso e multiforme, dotato della stabilità delle rocce radicate nel seno della terra e della mobilità incessante dei rami, delle nubi e delle acque. Ambedue, come John Constable, tesi a dare a un breve istante, colto nella fuga del tempo, un’esistenza duratura e tranquilla.