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Dipingere il buio. In realtà siamo liberi

Evento segnalato da Museo Diocesano Tridentino
- (Foto dal sito ufficiale)
- (Foto dal sito ufficiale)
Data: da Sab. 27 maggio a Lun. 19 giugno 2017
Dove: Museo Diocesano Tridentino, Piazza Duomo 18, Trento
Orario: fino al 31 maggio 2017: lunedì, mercoledì, giovedì, venerdì, sabato: 9.30-12.30 / 14.00-17.30 e domenica: 10.00-13.00 / 14.00-18.00 / dal 1 giugno 2017, lun, merc, giov, ven, sab, dom: 10.00-13.00 / 14.00-18.00 / giorni di chiusura ogni martedì
Note: ingresso gratuito
Sito web: www.museodiocesanotridentino.it

Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico e ai suoi benefici
Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 10 Dicembre 1948, Articolo 27

In appendice alla mostra Fratelli e sorelle. Racconti dal carcere, sarà inaugurata venerdì 26 maggio 2017 alle ore 17.30 Dipingere il buio. In realtà siamo liberi, un'esposizione che raccoglie gli elaborati realizzati dai detenuti della Casa Circondariale di Spini di Gardolo nell’ambito del laboratorio Un viaggio per parole e immagini, promosso dal museo e dagli alunni di due classi della Scuola Secondaria di Primo Grado di Vezzano.

La mostra Dipingere il buio. In realtà siamo liberi rappresenta la conclusione di un percorso umano e formativo che il Museo Diocesano Tridentino ha avviato nel mese di febbraio 2017 con un gruppo di detenuti della Casa circondariale di Spini di Gardolo. Il progetto è stato condotto dalla direttrice, Domenica Primerano, dall'educatrice museale Valentina Perini, dalla prof.ssa Riccarda Turrina e dall'artista Michele Parisi. Non si è trattato di un "corso di pittura": l'obiettivo del progetto infatti non era quello di insegnare una tecnica artistica, ma di stimolare nei partecipanti la capacità di elaborare e trasporre in "parole e immagini" sentimenti e riflessioni intime. Negli incontri, programmati a cadenza settimanale, si è lavorato sull' analisi partecipata di opere d'arte antica e contemporanea, come nel caso del dipinto di Francesco Fontebasso raffigurante La fuga in Egitto (1759 circa), proposto per stabilire un legame con le collezioni museali e far affiorare elementi autobiografici sui quali compiere una rielaborazione autonoma. Negli esiti di tale percorso colpisce non tanto l'aspetto 'estetico', quanto la grande carica umana che vi è racchiusa. Proporli al pubblico significa cercare di stabilire un contatto tra i cittadini e le persone detenute, utile per superare barriere e pregiudizi. Il titolo della mostra, frutto di un confronto vivace tra i partecipanti al corso, allude alla possibilità di sconfiggere il buio della vita in carcere attraverso l'azione creativa. L'affermazione "In realtà siamo liberi" comunica - attraverso un ossimoro - la positiva esperienza di libertà provata durante il progetto: la cultura e l'arte, infatti, possono offrire margini di libertà. Anche dentro un carcere.
Le classi II A e III A della Scuola Secondaria di Primo Grado di Vezzano (Istituto Comprensivo Valle dei Laghi-Dro), guidate dalla prof.ssa Riccarda Turrina, dall'artista Michele Parisi con l'intervento della Fotografa Valentina Degiampietro e la collaborazione del professor Marco De Vigili, hanno svolto un percorso parallelo di analisi, riflessione e rielaborazione di temi inerenti al concetto di carcere, giustizia, pena, libertà, consapevolezza, pregiudizio, perdono. I ragazzi hanno realizzato a loro volta elaborati di diversa tipologia, dove immagini e parole si intrecciano in uno stretto dialogo fatto non solo di emozioni, ma anche di consapevole presa di coscienza nei confronti di una realtà spesso sconosciuta o ignorata. I loro lavori saranno esposti in mostra e la documentazione dell'attività scolastica nelle sua varie fasi sarà presentata in un video realizzato da Valentina Degiampietro.
Con questo progetto il Museo Diocesano ha voluto portare un contributo attivo alla promozione della dignità umana e al riscatto umano e sociale, nella convinzione che la cultura possa rappresentare una prospettiva importante di recupero per le persone recluse. L'iniziativa, inoltre, si configura come una proposta formativa di grande valore simbolico, poiché ribadisce la necessità di rendere il museo “accessibile” a persone che vivono una condizione di esclusione sociale, raccordando due realtà raramente in dialogo.

In collaborazione con la Casa Circondariale di Spini di Gardolo. Si ringrazia il direttore della Casa Circondariale di Spini di Gardolo, dott. Valerio Pappalardo; il comandante Daniele Cutugno; gli educatori dott. Tommaso Amadei e dott. Michele Traversa; gli agenti di custodia.


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