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Curon/Graun. Storia di un villaggio affogato / OHT - Office for a Human Theatre

Evento segnalato da
- (Foto dal sito ufficiale)
- (Foto dal sito ufficiale)
Data: Ven. 23 febbraio 2018
Dove: Teatro Sociale, Via Oss Mazzurana, Trento
Orario: ore 20.00

Prima assoluta;
Progetto vincitore OPER.A 20.21 Fringe;
Musiche di Arvo Pärt;
Fratres per quartetto d’archi;
Fratres per archi e percussione;
Fratres per violino, archi e percussione;
Cantus in memoriam: Benjamin Britten;
Regia: Filippo Andreatta;
Direzione musicale: Stefano Ferrario
.

La costruzione di una grande diga nel 1950 unificò il lago di Resia e il lago di Mezzo sommergendo 523 ettari di terreno coltivato e 163 case dell'antico abitato di Curon, in Val Venosta. Inutili le proteste della popolazione che si oppose fermamente alla costruzione della diga e alla conseguente distruzione del paese: non servì a nulla neanche l’appello rivolto a Papa Pio XII. Da quel momento, di Curon non è rimasto più niente, ad eccezione della parte superiore del campanile della Chiesa di Sant’Anna, che spunta dall’acqua come se fosse una scultura surreale, muto ammonimento che simili tragedie deliberatamente volute dall’uomo non abbiano più a ripetersi. Ora, la vicenda di Curon rivive in una performance - installazione di teatro musicale ideata dal gruppo OHT - Office for a Human Theatre di Rovereto, uno dei due progetti vincitori di OPER.A 20.21 Fringe.  In Curon / Graun non ci sono parole: è l’intreccio fra le immagini del campanile e la musica del compositore estone Arvo Pärt a raccontare la vicenda e ad evocarne la drammaticità. Sono due le composizioni del compositore estone eseguite da elementi della Orchestra Haydn di Bolzano e Trento, entrambe fra le sue più conosciute: Fratres (tre versioni: per quartetto d’archi, per archi e percussione, per violino, archi e percussione) e Cantus in memoriam Benjamin Britten, il cui rintocco simboleggia quello della chiesa di Sant’Anna. Alla base di Curon / Graun c’è proprio il suono delle campane e la loro forza spirituale, attraverso la ricostruzione del campanile sommerso e rendendo il palcoscenico una metafora letterale dello stile Tintinnabuli di Arvo Pärt. L’evacuazione coatta del piccolo paese di Curon diventa l’espediente narrativo per utilizzare solo testo e immagini come unici elementi scenici, nel tentativo di riavvicinare il teatro alla sua radice più profonda, quella di comunicare attraverso l’immobilità e il silenzio.

Informazioni ed approfondimenti:
http://www.haydn.it


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