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Trekking cromatici in Val di Fiemme

- (Foto di P. Orler)
- (Foto di P. Orler)
Le escursioni della Val di Fiemme si tingono di fuoco, fra laghetti alpini, tramonti dolomitici, foreste di abeti e distese di rododendri

Le guglie del Latemar sono fra le più fotografate del mondo. E sono accessibili a tutti. I panorami dolomitici raramente possono essere goduti dal fondo valle, a ognuno corrisponde un sentiero. Qualche volta è una semplice passeggiata ad accompagnare fra gli scenari “Patrimonio Naturale dell’Umanità” prediletti dall’Unesco, altre volte è un trekking. Spesso gli impianti di risalita permettono di risparmiare le energie della salita per trascorrere intere giornate dove, normalmente, osano soltanto le aquile.

La Val di Fiemme è nota per essere uno dei luoghi più interessanti del pianeta per la varietà di rocce che raccontano, come su un libro aperto, 230 milioni di anni di storia.

Sentieri sinuosi attraversano le foreste di abete rosso e i pascoli fioriti, per inoltrarsi fino ai paesaggi lunari del Latemar, il più antico dei gruppi dolomitici, o del Corno Bianco, punto d’osservazione privilegiato per i tramonti più spettacolari.

Altri conducono alle cime selvagge della Catena del Lagorai, dove si può camminare per giorni senza incontrare un essere umano, e dove non manca l’acqua, perché le rocce porfiriche, al contrario delle rocce dolomitiche, la trattengono facilmente, formando laghetti alpini, spesso circondati da rododendri.

Piacevoli escursioni, adatte anche ai bambini, accompagnano nel paradiso naturalistico del Parco Naturale di Paneveggio Pale di San Martino e nel Parco Naturale del Monte Corno. Mentre a Pampeago c’è RespirArt, il più alto parco d’arte d’Europa. Fra i 2000 e i 2200 metri di altitudine, dove il bosco cede il passo ai pascoli, si incontra il percorso RespirArt, costellato di installazioni d’arte contemporanea create da artisti di fama internazionale.


LUOGHI D’INCANTO

LA FORESTA DEI VIOLINI
La Val di Fiemme viene chiamata la Valle dell’Armonia perché si inoltra nel Parco Naturale di Paneveggio-Pale di San Martino, dove crescono gli alberi della musica.
Poco lontano dal Lago di Forte Buso, lungo la strada che da Predazzo sale al Passo Rolle, si incontra il Centro Visitatori del Parco che racconta la grande foresta di abete rosso, ormai a tutti nota come la Foresta dei Violini. Il Parco di Paneveggio circonda le Pale di San Martino proprio con i suoi abeti rossi di risonanza che attraggono i liutai di tutto il mondo ancora oggi, come un tempo il famoso Stradivari.
Il Centro Visitatori, situato a quota 1.524 m., descrive anche gli animali del bosco più rappresentativi, tra i quali l’urogallo e il cervo.
Accanto al Centro c’è la riserva dei cervi che permette di osservare da vicino un gruppo di questi grandi ungulati.
Dal Centro Visitatori parte un percorso naturalistico “Marciò”, con punti di osservazione guidati e illustrati.

IL SENTIERO MARCIÒ
Con una passeggiata facile di 60 minuti, ci si immerge immediatamente nelle Foreste dei Violini. L’itinerario senza barriere si sviluppa in un bosco di 2.700 ettari tra la Catena del Lagorai, le Pale di San Martino e le Cime di Bocche, a una quota compresa tra i 1.400 e 2.150 m. Siamo nel dolomitico Unesco “Patrimonio Naturale dell’Umanità”.
Gli abeti rossi costituiscono quasi il 90 percento degli alberi della foresta. Tra di essi ne sopravvivono ancora di secolari che possono raggiungere i 40 metri di altezza.
La foresta è considerata dagli esperti un raro esempio di armonia ecologica. A fianco all’abete rosso vivono altre specie fondamentali per l’equilibrio della foresta, come il sorbo degli uccellatori e nel sottobosco la lonicera nigra, il mirtillo rosso e nero, salici e ontani bianchi. Sono facili da scovare tracce della presenza numerosa di cervi e caprioli, come le impronte e le scortecciature di giovani piante. Su alcuni alberi più maturi si possono ammirare i buchi del picchio, mentre a terra è possibile rinvenire le pigne rosicchiate dallo scoiattolo.
La passeggiata, che non presenta alcuna difficoltà, comincia dal parcheggio adiacente il Centro Visitatori, dove si trova la prima indicazione per il Sentiero Marciò e consiste in un percorso ad anello lungo il quale sono collocati dei pannelli informativi.
Prima si attraversa il ponte coperto, con il fondale trasparente che permette di ammirare il rigoglioso torrente Travignolo, poi il sentiero si snoda all’interno della foresta. Nell’ultima parte del percorso si attraversa uno spettacolare ponte sospeso sul torrente che scorre in una stretta gola formando rapide e cascate.
Ad un centinaio di metri dal Sentiero Marciò si trova l’area faunistica del cervo, che ospita, in condizioni seminaturali, alcuni esemplari di questo magnifico ungulato. Estinto in Trentino dalla metà dell’800, da Paneveggio è cominciata la reintroduzione del grosso mammifero nel Trentino negli anni ’60 e ancor oggi alcuni capi vengono prelevati per il ripopolamento di altre aree.

IL MONTE CASTELLAZZO
Il Monte Castellazzo è uno dei luoghi teatro della Grande Guerra.
Si trova in una posizione strategica a cavallo tra il massiccio delle Pale di San Martino, il Lagorai e il gruppo di Bocche-Iuribrutto.
La posizione dominante, rispetto al valico dolomitico del Passo Rolle, ha fatto del Castellazzo sin dall’antichità, ma soprattutto durante il Primo conflitto mondiale, un luogo di importanza militare. Sono molti, quindi, le trincee, i baraccamenti, le piazzole di teleferiche e i depositi di munizioni che si incontrano esplorandolo.
Il Parco Naturale di Paneveggio Pale di San Martino ha ripulito alcune opere risalenti al primo conflitto mondiale, allestendo una specifica segnaletica informativa.
Questo monte attira molti escursionisti anche per la presenza del noto Trekking del Cristo Pensante.

FORTE DOSSACCIO
Domina il Parco Naturale di Paneveggio Pale di San Martino, il Forte Dossaccio che venne costruito tra il 1890 ed il 1895 in cima al monte omonimo (a quota 1.838 m.). Ideato per i combattimenti a lunga distanza, questa fortificazione aveva lo scopo di sbarrare un’eventuale invasione italiana attraverso la Val di Travignolo e il vicino Passo di San Pellegrino.
Durante la Grande Guerra si trovò molto vicino alla prima linea del fronte, ma nonostante questo non ebbe mai un ruolo attivo: già nel 1915 venne completamente disarmato e trasformato in magazzino.
Curiosamente, quando gli obici e le cupole vennero rimossi, furono sostituiti dagli austro-ungarici con dei scudi di calcestruzzo e tronchi d’albero in modo da ingannare il nemico.
Negli scorsi anni è stato eseguito, a cura della Provincia autonoma di Trento e del Comune di Predazzo, un importante lavoro di restauro e risanamento del Forte, anche per permettere la sua visita. Recentemente il Parco ha avviato lavori di sistemazione degli spazi esterni al Forte.

I LAGHI DI COLBRICON
Uno degli itinerari che permette di osservare e vivere alcuni degli scenari naturali più straordinari del Parco Naturale Paneveggio Pale di San Martino è quello che conduce ai Laghi di Colbricon.
Da Passo Rolle, nei pressi del punto di partenza dell’itinerario, si possono ammirare alcuni degli scenari alpini più spettacolari del Parco, e notare le profonde differenze morfologiche e geologiche tra il versante dolomitico (Pale di San Martino) e quello del Lagorai, le cui rocce sono di origine vulcanica.
Il sentiero prende avvio dal parcheggio di Malga Rolle (quota 1.900 m.), a circa un chilometro dal Passo Rolle, raggiungibile anche utilizzando i bus navetta in partenza dalla Val di Fiemme. L’escursione prosegue lungo un sentiero comodo e semipianeggiante.
Dopo aver camminato immersi in spettacolari foreste, quasi all’improvviso, compare allo sguardo del visitatore lo splendido scenario dei Laghi di Colbricon. Sono immersi in un meraviglioso paesaggio di ginepri e rododendri, che in estate offrono al visitatore il rosa delle loro fioriture.

PANEVEGGIO-MALGA BOCCHE
Dal Centro visitatori di Paneveggio parte un itinerario che permette di conoscere e vivere il paesaggio del settore settentrionale del Parco Naturale.
La parte iniziale dell’itinerario conduce all’interno della maestosa foresta di Paneveggio che si estende tra la Catena del Lagorai, le Pale di San Martino e le Cime di Bocche.
Siamo su una quota compresa tra i 1.400 e 2.150 metri.
L’ultima parte del percorso permette di osservare l’ambiente sia dolomitico sia porfirico. Giunti, infatti, nella zona dei pascoli di Malga Bocche, circondati da meravigliosi boschi di larici e pini cembri, si potrà ammirare un meraviglioso panorama sia verso le Pale di San Martino sia verso la Catena del Lagorai.
La zona di Malga Bocche è all’interno della zona speciale del gallo cedrone e dei forcelli, tetraonidi dal comportamento regale e dal canto particolare.
Il percorso ad anello, con un dislivello di 400 metri, si affronta all’andata in un’ora e 30 minuti.


UNA PASSEGGIATA ROMANTICA

IL GIRO DELLE CASCATE DI CAVALESE
Passeggiata nel bosco fra un abete monumentale, un vivace ruscello, sassi dipinti da muschi e licheni e un punto d’osservazione sul salto d’acqua.
Il Giro della Cascata di Cavalese, nella parte bassa del Rio di Val Moena, grazie a un recente intervento di riqualificazione dei forestali di Cavalese, oggi è accessibile a tutti.
È un percorso facile, percorribile con semplici calzature da montagna, fra gli incantevoli scorci selvaggi del Rio. Il sentiero Cascata-Tabià-Cascata promette un’immersione totale nella natura, evitando di camminare lungo la strada forestale aperta al traffico.
Si consiglia di percorrerlo in senso antiorario. Dalla Cascata di Cavalese, si attraversa il ponte stradale che porta in Val Moena e si svolta subito a sinistra, dove un sentiero attraversa un lungo un tratto di bosco, costeggia un pascolo e conduce al Pezo del Gazolin*, un imponente abete rosso monumentale. Lasciata la stradina, il sentiero risale dal Rio di Val Moena, fra scorci incantevoli, per giungere al Ponte del Tabià, all’inizio dell’omonimo pascolo.
Qui si può proseguire verso monte in Val Moena, seguendo la strada forestale, oppure, dopo il ponte, si può imboccare il sentiero che ridiscende sulla sponda destra del rio, allontanandosi progressivamente dal corso d’acqua per sfociare nel pascolo di Salanzada. Superata la piccola baita dei pastori, si prosegue verso valle, riavvicinandosi al torrente che si stringe fra le rocce prima di formare la cascata. Qui il sentiero inizia a scendere a tornanti accanto alla cascata, fino a un punto panoramico da cui si può osservare da vicino il salto dell’acqua. Quindi, si torna nel piazzale di partenza.
La lunghezza complessiva è di quasi 5 km, con un dislivello di 230 metri e una pendenza media del 10%.

IL PEZO DEL GAZOLIN
Specie: abete rosso / circonferenza del tronco alla base: 5.00 m. / altezza: 30 m. / volume: 15.00 mc. / età: 200 anni.
Il Pezo del Gazolin è davvero enorme, fuori misura rispetto agli alberi vicini. Per apprezzarlo meglio ci si avvicina, si tocca la corteccia, si prova ad abbracciarlo, si impara a conoscerlo. Oltre alle dimensioni dell’albero, a sorprendere è l’architettura dei suoi rami, tanti e robusti, ognuno inserito su quel fusto con una singolare gibbosità, per rendere più saldo il legame con la pianta madre. Sembra una scala a pioli che sale fino al cielo.
È ancora in pieno vigore il Pèzo del Gazolin, ogni anno spinge la sua cima in su per una trentina di centimetri e pure il diametro del tronco si accresce di circa un centimetro. Accanto al grande abete c’è un grosso sasso, parzialmente infisso nel terreno, con la punta rivolta verso quel tronco, quasi a volerlo guardare. Fra loro c’è una storia in comune e insieme raccontano pagine importanti della storia della valle.
Quel masso di porfido venne portato lì dal ghiacciaio che scendeva dalla montagna almeno diecimila anni fa, durante l’ultimo periodo glaciale. Nel corso dei millenni e dei secoli successivi si rivestì di licheni e di muschi, favorì attorno a sé la formazione del terreno creando un ambiente idoneo per la crescita del suo vicino albero a cui ha fornito fin dalla nascita umidità e calore. Anche grazie a lui quell’abete è diventato gigantesco. Crescendo si è avvicinato sempre più al suo sasso. Ora è a circa 40 cm. di distanza, ma con gli anni arriverà a toccarlo e poi magari ad avvolgerlo, consolidando così un legame che dura da una vita.


I TREKKING PIÙ EMOZIONANTI

TORRE DI PISA 
L’atollo emerso dai mari tropicali
Punto di partenza: Pampeago (2006 m) / Punto di arrivo: Torre di Pisa.

Descrizione del percorso: Da Pampeago si prende la seggiovia Latemar (aperta da metà giugno a inizio settembre). Dall’arrivo della seggiovia (2010 m.) si imbocca il sentiero n° 521 in direzione Passo Feudo (2.175 m.). Il Passo Feudo è raggiungibile anche con la cabinovia di Predazzo e la seggiovia Gardoné-Passo Feudo (aperti da metà giugno a metà settembre). Dal Passo si segue il sentiero n° 516 che porta al rifugio Torre di Pisa (2.671 m.), appena ristrutturato. Appena superato il rifugio, proseguendo sul sentiero n° 516 si può ammirare sulla sinistra la Torre di Pisa, uno sperone di roccia che pende come l’omonima torre toscana.
Si prosegue sul sentiero n° 516 fino alla Forcella dei Camosci, (2.590 m) qui si prende sulla sinistra il sentiero n° 18 che scende fino alla seggiovia Oberholz. Per rientrare a Passo Feudo seguire il sentiero n° 22, per rientrare a Pampeago seguire il sentiero n° 23 fino a Malga La Mens e poi su strada asfaltata fino alla seggiovia Latemar.
Lunghezza: 9,3 km / durata: 5 h / difficoltà: difficile.

LAGHI BOMBASEL E LAGORAI
Il mondo dei laghi e della pastorizia
Punto di partenza: Paion del Cermis (Alpe Cermis) (2.229 m) (2217 m) / Punto di arrivo: Doss dei Laresi (Alpe Cermis) (1.275 m).
Descrizione del percorso: Raggiungere il Paion del Cermis (2.230 m) con gli impianti di risalita dell’Alpe Cermis (aperti da inizio luglio a metà settembre). Seguire le indicazioni per il Lago di Bombasel (2.268 m), segnavia n° 3. NB: per chi volesse fare un'escursione di 2 ore, consigliamo da questo punto il rientro al Paion del Cermis.
Da qui proseguire su sentiero n° 6 con breve salita fino alla Forcella del Macaco. Si scende poi su pendio erboso fino al Lago Lagorai (1.871 m): lo specchio d’acqua più importante della Catena del Lagorai. Nei prati vicino al lago si trovano le mucche al pascolo.
Si percorre poi la stradina che costeggia il lago e si scende lungo la ripida mulattiera n° 316 fino alla diramazione che riporta al Dosso Larici (1.280 m) su sentiero n° 6.
Lunghezza: 14,3 km, durata: 6 h, difficoltà: medio.

LAGHI DI LUSIA
Dove osano le aquile
Trekking / Punto di partenza: Impianti Castelir - Bellamonte (1966 m) / Punto di arrivo: Laghi di Lusia.

Descrizione del percorso: Da Castelir salire con le 2 seggiovie e, superate le baite, si trova a sinistra la strada forestale n° 623 che porta al Rifugio Passo Lusia (2.030 m). Si prosegue a destra sul sentiero n° 633 che porta alla Forcella di Lusia (2.363 m) dalla quale si ammirano i Laghi di Lusia.
Si scende al Bivacco Redolf (2.333 m) vicino al lago e si imbocca il sentiero n° 621 che porta in discesa alla Malga Bocche (1.946 m). Da qui la comoda strada forestale n° 623 riporta agli impianti di risalita.
Lunghezza: 11,8 km, durata 6 h, difficoltà media.

CORNO NERO E CORNO BIANCO
L’origine delle Dolomiti
Trekking / Punto di partenza: Passo Oclini (1987 m) / Punto di arrivo: Corno Nero e Corno Bianco.

Descrizione del percorso: Da Passo Oclini (1.989 m), subito dietro l’hotel Schwarzhorn, parte il sentiero n° 582 che sale prima ripido e poi in linea panoramica dorsale rispetto alla vetta del Corno Nero (2.491 m). Dalla vetta lungo il sentiero n° 502, con spettacolare percorso di cresta, si raggiunge il Palone e poi si scende al baito di Cugola (1.900 m). Salendo di poco sulla destra si arriva al Passo Cugola, dove si segue il sentiero n° 502 con direzione Malga Cugola bassa. Raggiunta la malga, una comoda strada forestale (sempre indicazione n° 502 prima in piano poi con leggera salita) porta alla Malga Gurndin (1952 m). Da qui vi sono 2 possibilità: ritornare al Passo Oclini per comoda strada sterrata sulla destra (ore 0,30), oppure dopo 100 metri percorsi sulla medesima strada, girare a sinistra lungo il sentiero H, con indicazione Corno Bianco e per esso salire in cima alla montagna (2.317 m). Dalla vetta del Corno Bianco, scendere per un tratto attraverso l’itinerario percorso in salita e poi girare a sinistra sempre lungo il sentiero H che scende direttamente a Passo Oclini (ore 1e30 dalla Malga Gurndin).
Lunghezza 11,2 km, durata 6 h, difficoltà media.

LAGO DELLE BUSE E LAGO DELLE STELLUNE
Il regno dei rododendri 
Punto di partenza: Passo Manghen (2021 m) / Punto di arrivo: Lago delle Stellune.

Descrizione del percorso: Da Passo Manghen (2.047 m) percorrere il sentiero n° 322 in direzione Forcella del Frate raggiunta la quale, sempre lungo il sentiero 322 e costeggiando a destra la cima Ziolera, si raggiunge Forcella Ziolera (2.138 m).
Dalla Forcella sempre per sentiero n° 322b che scende leggermente verso destra si raggiunge la Forcella del Becco (2.248 m) e scendendo ancora verso destra si arriva al lago di Montalon.
Risalendo a sinistra si raggiunge forcella Montalon (2.133 m) per poi girare a destra lungo il sentiero n° 322 fin sopra al lago delle Stellune (2.091 m). Continuare sul medesimo sentiero fino ad un crocevia, da cui si scende a sinistra lungo il n°318 e contornando il Lago delle Stellune si arriva a Malga Cazorga (1.845 m).
Poco oltre la malga, a sinistra si percorre il sentiero n° 362 che, in salita attraverso i Piani delle Maddalene, si connette nuovamente con il sentiero n° 322.
Raggiunto il bivio si gira a destra e senza particolari dislivelli si raggiunge il Lago delle Buse.
Da qui si percorre il n° 322A che porta velocemente al Rifugio Passo Manghen.
Lunghezza 18,4 km, durata 7 h, difficoltà media.

I TRE LAGHI
I tre laghi sono tre perle blu incastonate nel porfido
Punto di partenza Malga Valmaggiore (1620 m) (1609 m) / Punto di arrivo Malga Valmaggiore (1620 m).

Descrizione del percorso: Dal parcheggio nei pressi della Malga Valmaggiore (1.620 m) si imbocca la mulattiera-sentiero n° 339 in direzione Lago di Moregna (2.058 m).
Assolutamente spettacolare e idilliaca la vista nel periodo di luglio con la fioritura dei rododendri, che tappezzano letteralmente di fiori rossi i costoni circostanti, creando un contrasto fiabesco con le acque azzurre del lago.
NB: per chi volesse fare un'escursione di 2,5/3 ore, consigliamo da questo punto di rientrare alla Malga Valmaggiore.
Si prosegue sullo stesso sentiero fino a raggiungere il Lago delle Trote (2.103 m) e poi su sentiero n° 349 raggiungendo il Lago Brutto (2.207 m) che, a dispetto del nome, non è affatto brutto, anzi.
Lunghezza 10,4 km, durata 5 h, difficoltà difficile.

GIRO PALA DI SANTA
Regno di leggende in mezzo a rocce vulcaniche
Punto di partenza Passo Lavazé (1810 m) / Punto di arrivo Passo Lavazé.

Descrizione del percorso: Da Passo Lavazé (1.830 m), vicino alla scuola di sci, parte la strada sterrata, poi sentiero n° 574, che porta in un primo momento ad un facile sentiero e poi con rapido dislivello sulla cima della Pala di Santa (2.488 m).
Da qui si scende dapprima sul vasto tavolato in dolce pendenza lungo una traccia di carrareccia e poi su discesa ripida fino a Passo Pampeago (1.996 m).
Arrivati qui si prende a sinistra il segnavia n° 9 che riporta al Passo Lavazé.
Lunghezza 10,9 km, durata 5 h, difficoltà media.

CIMA CECE
La vetta più alta del Lagorai
Punto di partenza: Valmaggiore (Ponte prima del pascolo di Malga Valmaggiore) (1586 m) / Punto di arrivo: Valmaggiore (Ponte prima del pascolo della Malga Valmaggiore).

Descrizione del percorso: Dal ponte appena prima della Malga Valmaggiore (1.570 m) percorrere il sentiero n° 336 che porta al Lago di Cece (1.879 m). Da qui proseguire sempre sullo stesso sentiero che porta prima al Lago della Caserina (2.087 m) bellissimo specchio d’acqua e poi proseguire fino a Forcella di Cece (2.393 m).
Percorrere poi il sentiero n° 349; dopo un’ora di cammino si trova una deviazione sulla sinistra che in poco tempo porta sulla sommità di Cima Cece (2.754 m). Sempre su sentiero n° 349 si scende alla Forcella di Valmaggiore (2.180 m) camminando sui resti di un lastricato a volte ancora perfettamente conservato che porta al Bivacco Paolo e Nicola.
Il rientro al parcheggio avviene attraverso il segnavia n° 335.
Lunghezza 14,6 km, durata 7 h, difficoltà difficile.

CRISTO PENSANTE
Trova il tempo per pensare…
Punto di partenza Passo Rolle (1962 m); Punto di arrivo Passo Rolle.

Descrizione del percorso: Appena superato il Passo Rolle (1.980 m) si lascia la macchina nel parcheggio, si imbocca la strada sterrata che sale tra i pascoli e porta prima alla Capanna Cervino e successivamente alla Baita Segantini.
Proseguendo verso la Val Venegia, dopo 100 mt sulla sinistra parte il sentiero del “Trekking del Cristo pensante”.
La prima parte del percorso è pianeggiante e in leggera discesa fino alla base del Monte Castellazzo, da qui parte poi la mulattiera in salita sino a raggiungere la cima del Monte Castellazzo (2.333 m) dove si trova il Cristo pensante.
Da questa cima si possono osservare al meglio le impressionanti pareti delle Pale di San Martino e un ampio panorama sulla Catena del Lagorai e sulla Val di Fiemme.
La discesa avviene sullo stesso sentiero di salita.
Lunghezza 6,8 km, durata 3 h, difficoltà facile.

CIMA CAURIOL
Uno dei sentieri della grande guerra
Punto di partenza Rifugio Cauriol (Val di Sadole) (1596 m) / Punto di arrivo Rifugio Cauriol (Val di Sadole).

Descrizione del percorso: Dal Rifugio Cauriol (1.600 m) imboccare la strada forestale n° 320 che poi si trasforma in mulattiera e sentiero fino a Passo Sadole (2.058 m).
Da qui seguire le indicazioni per la Via Italiana che porta sulla cima del Monte Cauriol (2.494 m).
La discesa avviene sulla via austriaca che porta appena sotto il Passo Sadole per poi rientrare al Rifugio Cauriol.
Il massiccio è famoso per le tristi vicende belliche che l'hanno visto protagonista durante il primo conflitto mondiale (1915-1918) tra l'esercito italiano e quello austro-ungarico.
In seguito ai pesanti bombardamenti la cima della montagna si abbassò di ben 6 metri rispetto all'altezza precedente la guerra.
Lunghezza 12,4 km, durata 6 h, difficoltà difficile.

CIMA LITEGOSA
Il percorso storico–escursionistico porta a conoscere i luoghi e i manufatti che furono testimoni, per oltre due anni, di vicende belliche.
Punto di partenza Cavelonte (1169 m) / Punto di arrivo Cavelonte.

Descrizione del percorso: La partenza si colloca presso l’antica stazione termale di Cavelonte, da dove si procede lungo la strada forestale 319 che sale fino a località Toazzo.
Da qui si imbocca a sinistra una forestale che si lascia poco dopo per seguire le indicazioni del sentiero per Malga Aie. Dalla Malga si segue il sentiero numero 354 che con tratti paludosi conduce agli splendidi Laghetti delle Aie.
Oltre i laghi si sale per la mulattiera militare fino alla forcella dei laghetti, da dove si scende sul lato opposto fino ad intersecare il sentiero numero 321, che seguito verso destra con un tratto impegnativo porta a Passo Litegosa.
Dal passo si può salire sulla Cima Litegosa, a quota 2.548 m., oppure iniziare subito la discesa sulla bella mulattiera militare che lungo il versante nord conduce a Malga Litegosa e da lì a Malga Toazzo.
Lunghezza 18,1 km, durata 8 h, difficoltà difficile.

CAVALLAZZA
Escursione tra laghetti alpini e magnifici panorami sulle Pale di San Martino.
Rolle (1895 m) / Punto di arrivo Malga Rolle.

Descrizione del percorso: Dalla Malga Rolle si attraversa la strada e ci si incammina lungo una strada sterrata che porta velocemente alla partenza della seggiovia Paradiso. Qui troviamo il sentiero n° 348 che porta verso destra al Rifugio Colbricon (1.927 m). Lungo la riva del lago, poco dopo il rifugio, il sentiero devia verso sinistra e sale ripidamente sui resti della cresta ovest.
Si raggiunge e si attraversa un altopiano che porta alla cima della Cavallazza. La salita fino al punto più alto (2.324 m) devia da questa attraversata in leggera salita. La traversata prosegue sul pendio est e scende con varie serpentine nella piccola valle sottostante.
Sull’altro lato il sentiero riprende a salire leggermente verso la cima della Cavallazza Piccola; ignorare il sentiero a destra e proseguire a sinistra in direzione nordest verso il Passo Rolle. Si raggiunge un bivio e si gira a sinistra continuando sul sentiero poco visibile (attenti alla segnaletica) che passa sotto la seggiovia. Si continua sul sentiero che si trasforma poi in una pista da sci che porta al Passo Rolle.
Prima del passo si incrocia una strada sterrata che porta a sinistra, scendendo lungo un’altra pista da sci, alla partenza della seggiovia Paradiso. Si supera l’impianto e si risale a destra per raggiungere la Malga Rolle.
Lunghezza 7,5 km, durata 4 h, difficoltà media.

MALGA MONTE CORNO
Il balcone sulla Val di Fiemme
Punto di partenza Anterivo (1214 m) / Punto di arrivo Anterivo.

Descrizione del percorso: Arrivati nel paese di Anterivo (1.222 m) si seguono le indicazioni per l’hotel Waldheim dove si parcheggia.
Da qui si prosegue su strada forestale, in mezzo a larici ed abeti su segnavia n° 3 fino a raggiungere la Malga Monte Corno (1.754 m) dalla quale si gode un ampio panorama sulla Val di Fiemme e le sue montagne.
Rientro dapprima su sentiero n° 9 che parte dal Passo Cisa e raggiunge le Malghette e poi su sentiero n° 5 che passa vicino all’interessante Biotopo “Palude Longa”.
Lunghezza 13,0 km, durata 5 h, difficoltà facile.

MONTE CORNON
Cornon - Il belvedere sulla Val di Fiemme
Punto di partenza: Pampeago - Parcheggio presso la seggiovia "Tresca" (1.850 m) (1871 m) / Punto di arrivo Cornacci (2.189 m).

Descrizione del percorso: Dal parcheggio presso la seggiovia "Tresca" imboccare la strada sterrata abbastanza ripida n° 514 direzione Baita Caserina. Poi proseguire sempre su n° 514 in direzione “Baito La Bassa”.
Si continua su sentiero abbastanza pianeggiante n° 523 fino al Baito Armentagiola.
Da qui si può allungare un po’ la camminata su sentiero n° 518 fino alla cima Cornacci (2.189 m) dalla quale si gode un ampio panorama sulla Val di Fiemme.
Rientro per lo stesso sentiero.
Lunghezza 5,6 km, durata 4 h, difficoltà medio.

FEUDO - VARDABE
Feudo - Vardabe - Le baite nel lariceto
Punto di partenza: Passo Feudo (2.200 m) - Predazzo (2165 m) / Punto di arrivo: Gardoné (1.650 m).

Descrizione del percorso: Salire al Passo Feudo con gli impianti di risalita Latemar 2200 (aperti da metà giugno a metà settembre). Dall’arrivo della seggiovia scendere fino al Passo Feudo (capitello in pietra) e da lì seguire il sentiero n° 50.
Il percorso si snoda attraverso i selvaggi costoni di Cima Feudo che offre grandi panorami sulla Catena del Lagorai e le Pale di San Martino.
Segnaliamo inoltre la vista sull’abitato di Predazzo.
Arrivati in prossimità di una baita, si prosegue su strada sterrata e si raggiunge località Vardabe.
Giunti in questo grande pascolo con larici e antiche baite si continua a camminare lungo la strada principale che risalendo porta in località Gardoné dove si riprendono gli impianti per scendere a valle.
Lunghezza: 8,1 km, durata: 5 h, difficoltà: media.

Informazioni:
www.visitfiemme.it



Pubblicato il 22 maggio 2017
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