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Il Teatro Cristallo ospita in questi giorni la residenza teatrale dedicata a Caravaggio

Notizia segnalata da Teatro Cristallo
- (Foto dal sito ufficiale / courtesy M. Groppo)
- (Foto dal sito ufficiale / courtesy M. Groppo)
Il monologo di Francesco Niccolini con Luigi D’Elia per la regia di Vetrano e Randisi [Teatro Cristallo / Comunicato stampa - Bolzano, 14 giugno 2023]

Nuova residenza teatrale al Cristallo di Bolzano che questa volta ospita un monologo dedicato alla figura di Michelangelo Merisi detto Caravaggio. Lo spettacolo, intitolato “Caravaggio, di chiaro e di oscuro”, nasce da un testo di Francesco Niccolini, vede in scena Luigi D’Elia e gode della regia di Enzo Vetrano e Stefano Randisi. La produzione è di Mesagne Capitale Cultura di Puglia – Umana Meraviglia, Compagnia INTI di Luigi D’Elia, Le Tre Corde – Compagnia Vetrano/Randisi e
Teatri di Bari e vede il sostegno del Teatro Cristallo. La residenza al Teatro Cristallo è stata realizzata nell’ambito di PASSO NORD, centro regionale residenze artistiche Trentino - Alto Adige/Südtirol sostenuto da MiBAC – Direzione Generale Spettacolo, Provincia Autonoma di Trento e Provincia Autonoma di Bolzano. In questi giorni sono state organizzate anche delle prove aperte per un numero ristretto di spettatori. Al termine della residenza questo spettacolo sarà distribuito in tutti i migliori teatri d’Italia.

Se Michelagnolo Amerigi non fusse morto sì presto, haverìa fatto gran profitto nell’arte per la buona maniera, che presa havea nel colorire del naturale; benché egli nel rappresentare cose non havesse molto giudicio di sciegliere il buono, e lasciare il cattivo.
Giovanni Baglione, Vita di Michelagnolo
da Caravaggio, Pittore

Nuova produzione teatrale in partenza grazie alla residenza teatrale del Cristallo che fa parte del progetto PASSO NORD, centro regionale residenze artistiche Trentino - Alto Adige/Südtirol sostenuto da MiBAC – Direzione Generale Spettacolo, Provincia Autonoma di Trento e Provincia Autonoma di Bolzano. La produzione, che vanta nomi di rilievo del panorama teatrale nazionale, è dedicata al grande, tormentato e discusso pittore Michelangelo Merisi da Caravaggio. Quanti dettagli servono per raccontare la sua storia?
C’è la peste da bambino, che gli porta via padre e nonno. La fame e la povertà da giovane pittore apprendista, il successo fulmineo e scapestrato, i litigi, le risse: tentati omicidi, agguati in strada, ferite denunce e un omicidio riuscito. Fughe precipitose e ritorni. Arresti, scarcerazioni, protettori, amanti, pene comminate, sentenze di morte. Una grazia arrivata troppo tardi.
Poi le tele, dato che lui gli affreschi proprio non li sapeva fare: solo a olio, riusciva. I soggetti, le fonti bibliche, apostoli santi madonne, amori poco sacri e molto profani. I quattro modelli che poteva permettersi e a rotazione usava in tutti i quadri: prostitute per madonne, giovani compagni di letto per angeli. Se stesso testimone in disparte. Un vecchio per tutto il resto. Opere dimenticate fino al Novecento, spesso rimosse, rifiutate dai committenti: troppo violente, scandalose, irriverenti, senza paradiso né speranza, “spropositate per lascivia e poco decoro”. Troppo naturali, e questo è imperdonabile.
I viaggi e i soggiorni: Milano, Roma, Napoli, Malta, Messina, Napoli di nuovo, e poi l’ultimo approdo, Porto Ercole.
I corpi: nudi, vestiti, semi nudi e poco vestiti, vesti antiche, abiti contemporanei, lui che camminava per Roma spada al fianco, elegantissimo e straccione. Corpi provocatori e sensuali, ché in lui la sensualità trabocca: sulle labbra, nelle cosce aperte degli angeli, nei seni turgidi delle madonne e delle giuditte.
Ma soprattutto la sua mano, che con la stessa facilità impugna il pennello e la spada, e lo fa con la medesima violenza. Una mano scandalosa che si muove impudica e irrispettosa: penetra la ferita nel costato di Cristo per l’incredulità di san Tommaso. Decapita Oloferne senza che l’occhio abbassi lo sguardo. Guida la mano del santo analfabeta per insegnargli a leggere e scrivere. Senza misericordia né resurrezione mostra la Vergine morta e gonfia. Dipinge calcagni neri, unghie sporche, sangue a fiotti, orrore, notte, pochissima luce e tanta strepitosa, meraviglia selvaggia.
Francesco Niccolini e Luigi D’Elia raccontano a modo loro un altro frammento della natura selvaggia che sta a loro tanto a cuore. Dopo Zanna Bianca, Moby Dick e Tarzan, si allontanano dalla grande letteratura per sprofondare nella pittura più sublime e abissale, quella di Caravaggio. È il terzo racconto biografico della loro produzione, dopo André e Dorine e Cammelli a Barbiana. Realizzano questo nuovo lavoro insieme a Enzo Vetrano e Stefano Randisi, che per la prima volta si cimentano nella regia di un monologo.
Tutti insieme provano ad attraversare l’epoca d’oro della cultura italiana ed europea, quel primo Seicento che ha visto sbocciare i capolavori e le rivoluzioni più grandi del pensiero, dell’arte e della scienza occidentale: Shakespeare, Galileo, Cervantes, Gesualdo da Venosa e Caravaggio. Tutti insieme. Nati e morti tutti negli stessi anni. Tutti mossi dallo stesso scandaloso ardore.

Brevi note di regia: Da diverso tempo siamo attratti dal lato oscuro della mente umana, quello che si manifesta con gesti inconsulti, violenti, apparentemente ingiustificabili, socialmente inaccettabili. Ci interessa studiare la complessità di questi comportamenti, che fa convivere violenza e fragilità, isolamento e bisogno di relazione, odio spietato e tenerezza. Quando Francesco e Luigi ci hanno proposto di partecipare a questo progetto abbiamo subito capito che questo lavoro ci avrebbe permesso di approfondire, attraverso un Artista dal fascino irresistibile, la nostra ricerca. Caravaggio incarna perfettamente questa duplicità inscindibile: nelle sue tele, attraverso il colore e il buio, la sacralità dei temi e l’umanità dei corpi che la rappresentano, e nella sua vita, un intreccio di passioni, tradimenti, violenze e fughe. Ma in tutto questo la cosa più importante è la verità. Verità artistica, che significa credibilità, rendere vicino ciò che sembra lontano. Nei suoi quadri Caravaggio cerca e trova questa verità, la rende concreta, visibile e tangibile. La stessa verità noi cerchiamo nel nostro lavoro. Ecco che il testo di Francesco possiede anche questa qualità, che il nostro percorso comune ha consolidato: la necessità di essere vero (anche quando il vero non è esattamente ciò che si racconta). La credibilità delle parole, della poesia, tradurranno la verità pittorica delle Madonne di Caravaggio. E perfetta è la capacità di Luigi, in questa avventura, di raccontare una storia come se ne fosse l’invisibile testimone, senza farti accorgere che ti prende per mano e ti conduce lì, al centro dell’azione, come deve fare il vero teatro.



Pubblicato il 15 giugno 2023
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