La città di Arco è debitrice ad Albrecht Dürer di uno dei più bei «ritratti» della sua storia: «Fenedier Klawsen», dipinto nel 1495 e oggi esposto al Louvre, immortala il castello con la rupe che sovrasta la città murata e le campagne d’intorno, fissando in modo indelebile i segni distintivi di un paesaggio che ancora oggi ispira un profondo senso di bellezza. Dal 25 aprile fino al 28 luglio Albrecht Dürer torna al castello di Arco, dove è allestita, nell’ambito dell’ordinario percorso di visita, la mostra «AD 2019: Albrecht Dürer e il castello di Arco», aperta al pubblico tutti i giorni a partire dalle ore 10 con ultimo ingresso alle ore 18 (fino alle 19 per completare la visita). La cerimonia di inaugurazione si svolge giovedì 25 aprile con inizio alle ore 11.
Dürer è un antesignano dei viaggiatori d’Oltralpe che ancora oggi scendono verso meridione alla ricerca di arte e di storia e trovano ad Arco un luogo di benessere. Il pittore fissò sulla carta quello che è un vero e proprio iconema della nostra Città, un elemento identitario che resiste da secoli e che caratterizza il profilo settentrionale del territorio. Con assoluta precisione ne ha reso dei dettagli architettonici e allo stesso tempo ne ha comunicato l’importanza politica, il significato storico, il contesto ambientale, il valore simbolico. A più di cinquecento anni di distanza, la luce che inonda la vallata è ancora caratterizzata dal tono dorato che il maestro di Norimberga ha consegnato alla storia e la rupe si alza ancora imponente nel paesaggio.
Il castello è parso quindi il luogo giusto per ospitare le incisioni della collezione Alberghini (Cento, FE) e per gustare la maestria di questo artista straordinario. La mostra si compone di alcuni sceltissimi pezzi che vedono sei incisioni cinquecentesche (xilografia e bulino) del Dürer affiancate a sedici folii del Liber Chronicarum (Le Cronache di Norimberga), volume edito nel 1493 da Anton Koberger e alle cui xilografie lavorò anche il giovane Albrecht Dürer. A fianco di queste opere, alcuni mestri contemporanei del Dürer, a partire dal Wogelmuth per continuare con Marcantonio Raimondi (il primo “falsario” del Dürer), Lucas van Leyden, Grien, Hyeronimus Greff…
Grazie alla generosità dei signori Alberghini e alla cooperativa Talia, a cui hanno affidato il compito di valorizzare la collezione d’arte in loro possesso, la città di Arco può di nuovo accogliere Dürer entro le mura del castello così come fecero, secoli addietro, i conti d’Arco: un ritorno che stimola a una rinnovata attenzione per la straordinaria iconografia del castello arcense e per la ricchezza della sua storia, ma anche a rivolgere uno sguardo più attento al meraviglioso paesaggio.
Evento segnalato da Comune di Arco