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Mechanica

Evento segnalato da Comune di Arco
- (Foto dal sito ufficiale)
Data: da Mer. 13 febbraio a Dom. 03 marzo 2019
Dove: Palazzo dei Panni, Arco (Tn)
Orario: da martedì a sabato dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17, e domenica dalle 14 alle 17 (lunedì chiuso)
Note: ingresso libero

Si è svolta nel primo pomeriggio di martedì 12 febbraio all’auditorium di Palazzo dei Panni la cerimonia di inaugurazione della mostra «Mechanica», che nel vicino spazio espositivo di Casa Collini propone opere del gruppo di artisti trentini La Cerchia ispirate al connubio tra arte e tecnologia. All’inaugurazione hanno preso parte tutte le classi prime e le seconde e le terze dell’indirizzo di meccanica del Centro di formazione professionale di Arco. La mostra, organizzata dal gruppo La Cerchia in collaborazione con Enaip e il Comune di Arco, rimane aperta al pubblico gratuitamente fino al 3 marzo, da martedì a sabato dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 17, e domenica dalle 14 alle 17 (lunedì chiuso).

La mostra approda ad Arco dopo essere stata presentata a Trento nell’ottobre 2018, grazie all’interessamento di Nadia Serafini, docente dell’Enaip, a cui è parso evidente come dalla rassegna emergano una serie di possibili intrecci tra l’arte e la “mechanica”. Un’impostazione che appare importante anche da un punto di vista didattico, in quanto aiuta a riflettere su come la tecnica abbia in sé una componente creativa, e che di conseguenza sia una problematica meritevole di un approfondimento da parte degli studenti. 

Noi viviamo in un mondo in cui la tecnologia ci pervade, ci avvolge spesso in modo quasi impalpabile. Una tecnologia che ci può apparire paradossalmente immateriale, In cui sembrano prevalere flussi di energia “dolce”, fatta di elettronica, di oggetti sempre più miniaturizzati che tendono a scomparire allo sguardo. Rispetto a questa percezione, la mostra vuole mettere in evidenza la fisicità delle macchine in quanto oggetti che, con le loro forme singolari, sono portatrici di un significato e di una storia. Ma il tema è potenzialmente molto più ampio in quanto il concetto di «Mechanica» ha una genealogia che risale perlomeno ad Aristotele. È in un suo trattato che la macchina viene presentata come qualcosa capace di suscitare meraviglia , come nel caso della leva, in quanto “ciò che è piccolo domina ciò che è grande, ciò che ha in sé poca forza muove gravi pesi”. Un senso di stupore che sarà una delle caratteristiche costanti del rapporto dell’uomo con la macchina. Un rapporto che, nel corso dei secoli e fino ai nostri giorni, vedrà intrecciarsi con modalità diverse, finalità pratiche, estetiche e ludiche. 

Una serie di questioni che gli artisti del gruppo hanno interpretato in vario modo e ciascuno secondo una propria e originale impostazione stilistica. In Luisa Bifulco sono gli ingranaggi, quasi aggettanti, che dominano concitati lo spazio dell’opera. Li ritroviamo in Roberto Piazza, questa volta in una dimensione decisamente più sospesa, e in un dialogo con una gazza. Una preponderanza dei meccanismi che ritorna, declinata in una versione più iper reale, nell’orologio di Paolo Dalponte e, in una dimensione decisamente più fantastica e ludica, nel “Velocipede assistito” di Pierluigi Negriolli. Una macchina che emerge dal passato, ormai inutile ma viva nella sua fisicità, è quella che compare nell’opera di Adriano Fracalossi, così come al passato appartiene il mulino spumeggiante di Carla Caldonazzi. Da un tempo antico sembra venire anche la barca che solca il mare di Ilario Tomasi. Mentre a un presente più vicino appartiene la moto che compare, in parte nascosta da una coperta, nel pastello di Domenico Ferrari: una presenza discreta che sembra alludere a un uso quotidiano più che per svago. Ancora una motocicletta campeggia, questa volta in primo piano, nel quadro di Bruno Degasperi: una moto che, per la precisione dei dettagli e per la cura con cui due figure se ne occupano, sembra viva e portatrice di emozioni. Meccanici al lavoro, alle prese con due autovetture, compaiono anche nell’officina evocata, con toni narrativi e quasi vernacolari, in Silvio Magnini. Mentre in Gianni Mascotti è un manichino snodato che richiama il problematico tentativo di costruire una macchina-automa. Un motivo che ritorna nel pupazzo, con toni decisamente più pop di Annalisa Lenzi. Infine, se in Elisa Zeni l’interpretazione passa per motivi geometrici floreali, è in Giorgio Tomasi che la natura che è decisamente protagonista, attraverso lo sguardo di una figura femminile che osserva pensierosa il moto degli astri nella notte.


Evento segnalato da Comune di Arco

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