Ensemble vocale Hofhaymer: Bernadette Furch, contralto solista - Alexandra Raschké-Lampert, soprano - Bernhard Landauer, controtenore - Bernd Lambauer, tenore - Alexander Voronov, basso.
Ensemble Chromoson: Carolin Ralser, flauto - Katharina Teufel, arpa - Elfa Rún Kristinsdóttir, violino - Michele Marco Rossi, violoncello - David Fliri, corno - Hannes Lugger, tromba - Philipp Lamprecht, percussioni.
Kai Röhrig, direttore.
Herbert Grassl: “Cantar d’amore…” (2018)
Ciclo liederistico su testi di Francesco Petrarca e Rainer Maria Rilke per contralto solista, 5 voci, percussioni soliste ed ensemble (composizione commissionata dal Südtiroler Künstlerbund, prima esecuzione) .
La Cantata Von Liebe singen…„Cantar d‘amore...“ contiene tre Lieder per contralto ed ensemble su testi di Rainer Maria Rilke (Praga, 1975 – Montreux, 1926) e una scelta di 5 Sonetti tratti dal Canzoniere di Francesco Petrarca in lingua originale (italiano – fiorentino).
Wie soll ich meine Seele halten / Come potrei trattenerla in me, la mia anima
Il canto d’amore di Rainer Maria Rilke contiene un forte riferimento alla musica: l‘oscillare, il toccare, il movimento dell’arco, le corde, la musica strumentale e infine il violinista. Questo però non è il motivo per cui è stato scelto questo testo. Non si tratta tanto in questo caso di musica ma di una rappresentazione „fisica“ dell’anima che porta a galla anche sentimenti di paura come complesso corredo della „dolce canzone“. Paura dei legami (le corde in tensione dello strumento), paura di perdere il controllo ( “e quale violinista ci tiene in mano“) o addirittura nostalgia della morte ("un estraneo rifugio silenzioso che non seguiti a vibrare")? Ma in primo piano c‘è il dolce canto.
Anche la seconda poesia canta il potere dell'amore, o l'impotenza a causa dell'amore:
Sfuggo di mano a me stessa e mi perdo.... La precedente condizione il mio era un silenzio d’una pietra su cui passa il ruscello col suo murmure … nonostante i rischi derivanti da questo tempestoso cambiamento non è di secondaria importanza: qualcosa ha dato la mia calda, povera vita in mano a qualcuno che non sa che cos’ero ancora ieri.
Come ho patito ciò che ha nome addio è il verso iniziale di questa poesia. Al termine della terza poesia, solo frammentariamente intonata, la scena ricorda un persistente cenno di addio. A poco a poco e infine compiutamente: un saluto già non più a me rivolto, replicato in silenzio – quasi già inesplicabile: un susino forse, onde un cuculo spiccò brusco il volo. Questa scena è la conclusione di questo Lied.
Herbert Grassl