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Il Nuovo Museo delle Palafitte del lago di Ledro

- (Foto dal sito ufficiale)
Concept dell’allestimento

I lavori di ristrutturazione della sala espositiva del Museo delle Palafitte del Lago di Ledro hanno previsto un rifacimento sostanziale ma non radicale degli interni, che ha tenuto conto dei vincoli di spazio imposti dall’architettura della sala.
20 colonne in legno - suddivise in due linee - separano una vetrina dall’altra e costituiscono l’ossatura della vecchia esposizione. Queste strutture, alleggerite di alcuni elementi e rinnovate per restituire l’originale brillantezza, fungono tutt’ora da elemento portante e separatore dell’intero allestimento che, invece, è completamente mutato, reinterpretando i notevoli pregi di quello vecchio.
Il primo valore su cui si basa il nuovo percorso espositivo è la trasparenza, il contatto diretto tra il visitatore, i reperti conservati e l’area archeologica antistante il museo.
Leggerezza e immediatezza dell’impianto descrittivo e narrativo portano subito al nocciolo dei temi trattati senza richiedere al visitatore conoscenze pregresse e specifiche.
La presenza del villaggio didattico, poi, consente al museo di Ledro un elevato livello di inclusione, dove ogni categoria di visitatore può trovare la propria dimensione di visita, privilegiando gli elementi ricostruttivi e immersivi, oppure quelli più archeologici o divulgativi.
A questi elementi, il nuovo allestimento aggiunge la spettacolarità e il dinamismo che già contraddistinguono Ledro nei suoi eventi e attività per il pubblico ma che - fino a ora - mancavano nel percorso interno al museo.

Gli orientamenti seguiti nello sviluppo del nuovo allestimento sono:
- Essere un sito di interpretazione, ovvero un museo “fuori dalle vetrine” che può utilizzare le repliche non solo per le attività educative e per avvicinare il pubblico - anche con disabilità - ma anche come elemento di arredo e design.
- L’attenzione al visitatore, principalmente un pubblico generico che necessita di un museo integrato con le attività educative e gli eventi.
-  La specificità dei contenuti, non quindi un generico museo sulla preistoria alpina ma una struttura che si occupa di valorizzare il patrimonio scoperto nel sito stesso. Un centro ben radicato sul territorio che dovrà esplicitare nei contenuti e nell’allestimento i collegamenti.


LA SALA ESPOSITIVA

Nel vecchio allestimento, il visitatore era invitato a concentrarsi sul lato interno delle vetrine. I reperti erano suddivisi per classi di materiali (vetrina dei metalli, delle ossa, della pietra ecc.) con l’eccezione della ceramica che, vista l’enorme numero di reperti presenti, occupava una vetrina su due in modo alternato rispetto agli alti oggetti. In questo modo però, la maggior parte dei visitatori percepivano quasi unicamente la presenza della ceramica, che schiacciava e annullava gli altri reperti.
Il nuovo allestimento punta ora a dare maggiore equilibrio ai contenuti esposti, dando visibilità anche ai reperti non ceramici pur raccontando le motivazioni archeologiche che stanno alla base della prevalenza (numerica ma non solo) della ceramica sugli altri manufatti.
Ad accogliere il visitatore, sarà quindi una unica, grande vetrina a colonna, posizionata nella zona di accesso alla sala espositiva che conterrà una grandissima quantità di vasi, e permetterà di toglierli quasi interamente dalle vetrine del percorso.
Il percorso all’interno della sala rimarrà libero e ri-attribuirà importanza anche il lato esterno dell’esposizione, utilizzato per veicolare un livello maggiore di approfondimento.
Lo spazio espositivo sarà suddiviso in 4 aree, caratterizzate da un tema specifico, da un colore e da un titolo. Il claim dell’intera esposizione “di nuovo a casa” è una frase dal sapore liberatorio con un duplice significato: da una parte è la garanzia che il museo offrirà sempre al visitatore un luogo accogliente e a misura d’uomo, dall’altra il rimando al concetto che le palafitte erano, prima di tutto, delle case.


LE QUATTRO AREE ESPOSITIVE

La creazione di 4 spazi permette di far emergere alcuni temi, chiavi di lettura su cui si baserà l’approccio del visitatore ai reperti e veri e propri “aiuti” per orientarsi tra i concetti esposti nel museo.
I quattro temi si articolano su un asse concettuale che va dal macro al micro (e viceversa) con una linea narrativa che parte dalle palafitte come fenomeno alpino ed europeo (macro), passa per la dimensione del villaggio e del territorio che lo circonda, per arrivare agli individui (micro), alle loro attività e a quello che ne resta dal punto di vista archeologico; creando dei collegamenti con la realtà attuale, mostrando adattamenti, strategie, filiere economiche e sociali.

A introdurre il percorso sarà un pannello, che consegnerà al visitatore 10 concetti da cui partire per la sua visita:
- La palafitta non serviva a difendersi dagli “animali feroci”;
- Gli abitanti della palafitta erano Homo sapiens… come noi;
- Gli abitanti della palafitta erano contadini e non solo cacciatori;
- I palafitticoli indossavano vestiti di lino e lana;
- I palafitticoli usavano un linguaggio completo;
- I palafitticoli seppellivano o cremavano i loro morti;
- La palafitta di Ledro non è dell’età della Pietra;
- I resti della palafitta si sono conservati per 4000 anni;
- Gli oggetti qui esposti sono stati ritrovati scavando la sponda fra il museo e il lago;
- Le palafitte che si visitano fuori dal museo sono delle ricostruzioni ipotetiche, mentre i pali visibili nell’acqua del Lago sono dei reperti originali.

In ogni sezione si trova un video con una breve animazione che narra un episodio della vita del villaggio. Tra i protagonisti, un cane, animale scelto come “mascotte” del museo, antico “amico dell’uomo” e parte fondamentale della sua vita lavorativa e quotidiana.

SPAZIO 1: Dove e quando
Descrive il fenomeno palafitticolo a livello alpino, sia come cultura preistorica (introducendo il visitatore all’età del Bronzo) sia attraverso il network Unesco, mostrando come - 4000 anni fa - i villaggi non fossero unità isolate e autonome ma nodi di una rete di scambi economici, sociali e culturali. Un focus speciale viene riservato al sito seriale UNESCO che riunisce 111 abitati palafitticoli e ne riconosce l’importanza a livello mondiale.

SPAZIO 2: Paesaggio Preistorici
La vita di un villaggio palafitticolo è strettamente legata al territorio che lo circonda, fonte di risorse e luogo in cui si svolgono molte attività di cui, nei reperti del villaggio, si trovano solo i prodotti finali. Il bosco era un ambiente famigliare per gli abitanti della preistoria e anche oggi, la Valle di Ledro, ha nel suo paesaggio la sua risorsa primaria, non solo per il turismo ma anche per l’industria del legno.

SPAZIO 3: Da Villaggio a Sito Archeologico
Gli scavi iniziati negli anni ’30 (la scoperta del sito è del 1929, quindi esattamente 90 anni fa) hanno portato alla luce i resti di un grande villaggio, casa di una comunità complessa e articolata. Lo spazio presenta il villaggio come struttura abitativa, ma anche come centro produttivo, con strutture di potere testimoniate dagli status symbol. Allo stesso tempo, narra la storia degli scavi archeologici attraverso gli occhi dei suoi protagonisti.

SPAZIO 4: Io Palafitticolo
Ultima area del percorso, attira l’attenzione del visitatore sugli abitanti delle palafitte di cui, in realtà, sappiamo pochissimo dal punto di vista archeologico, non avendo resti di sepolture. Tra i reperti ci sono alcuni oggetti che ci riportano alla vita quotidiana delle persone, fatta di cibo, vestiti, oggetti di ornamento, gusti estetici e oggetti d’ornamento.


PUNTI DI FORZA DEL NUOVO ALLESTIMENTO

A) I reperti sono presentati all’interno di aree tematiche che escono dalla suddivisione (ormai logora e abusata) dei mestieri e/o classi di materiali, dando la possibilità di svincolarsi dalle tematiche strettamente archeologiche;
B) L’esposizione di reperti di un singolo sito archeologico, limitato nello spazio e nel tempo, diviene chiave di lettura per parlare di territorio attraverso le Alpi e i secoli.
C) Ognuna delle quattro aree può essere vista anche singolarmente e nell’ordine che si preferisce, anche se la posizione suggerirà di iniziare dalla 1 o dalla 4, rispetto il percorso dal Macro al Micro, o viceversa.
D) Considerato che uno degli scopi della divisione in 4 aree è quello di invitare il visitatore a percorrere anche i corridoi laterali esterni, le vetrine non avranno un verso preferenziale, ma proporranno dei contenuti che possono essere visti da entrambi i lati o che si completano a vicenda, senza mai dare la sensazione di essere “sul lato sbagliato”.



Pubblicato il 04 luglio 2019
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