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Gli spostati. Profughi / Fluchtlinge. Uprchlici. 1914 - 1919

- (Foto dal sito ufficiale)
- (Foto dal sito ufficiale)
Data: da Sab. 21 novembre 2015 a Dom. 03 aprile 2016
Dove: Palazzo Alberti Poja, Corso Bettini 41, Rovereto (Tn)
Orario: dal martedì alla domenica dalle 9 alle 12 e dalle 15 alle 18 (chiusa il 25 dicembre e l’1 gennaio)
Note: ingresso gratuito

La mostra è curata dal Laboratorio di storia di Rovereto in collaborazione con il Museo Storico Italiano della Guerra e la Fondazione Museo Civico e il contributo della Provincia autonoma di Trento, del Comune di Rovereto e della Comunità della Vallagarina.

A Palazzo Alberti Poja di Rovereto è stata inaugurata oggi (sabato 21 novembre) la mostra fotografica e documentaria “Gli Spostati. Profughi, Flüchtlinge, Uprchlíci 1914-1919” curata dal Laboratorio di storia di Rovereto in collaborazione con il Museo della Guerra, la Fondazione Museo Civico e con il contributo della Provincia autonoma di Trento, del Comune di Rovereto e della Comunità della Vallagarina. Si tratta di uno dei più importanti appuntamenti di questo Centenario, che chiude un lungo percorso di ricerca e di studio sul tema che ha avuto nel convegno internazionale, tenutosi a Rovereto dal 4 al 6 novembre, e nell'opera editoriale Gli spostati. Profughi, Flüchtlinge, Uprchlíci 1914-1919 del Laboratorio di storia di Rovereto, con il contributo della Presidenza del Consiglio provinciale, le altre articolazioni. La mostra prende le mosse proprio dai due volumi de Gli spostati, ne segue lo sviluppo tematico, ne utilizza la documentazione fotografica e memorialistica, ne diffonde gli approfondimenti storiografici. In più, essa ha la profondità che le pagine scritte non possono avere, la materialità che solo gli oggetti offrono e il racconto di alcune storie emblematiche attraverso l'artificio di teatrini. E proprie queste ultime sono le vere novità, rese possibili dal fatto che la ricerca delle tracce lasciate dall'esperienza dell'esilio è andata più in profondità, potendo contare sulla collaborazione di decine e decine di informatori, mediatori e prestatori. Al Laboratorio di storia di Rovereto è spettato poi riordinare i tasselli di questa memoria in un racconto pubblico e collettivo; all'architetto Giovanni Marzari e al grafico Giancarlo Stefanati trasformarlo in mostra.

Le caratteristiche della mostra
Fra tutti gli oggetti che accompagnarono i trentini nei loro viaggi di andata e ritorno verso e dall'esilio, uno si mostra più degli altri: il baule. Perché chi poté averlo con sé vi sistemò le poche cose sue e dei suoi cari, lo tenne in gran conto sui treni e in terra straniera, lo riportò in patria, e lo conservò come memoria materiale di quell'esperienza. Quel baule, quei bauli, proprio per questo, assurgono oggi a simbolo dei nostri profughi, impronte del loro essere e del loro andare; così come gli zainetti che attraversano il mare assieme a chi li porta sono il simbolo dei migranti di oggi. Dentro furono conservate, e si trovano, le altre tracce degli “spostati” di quella prima guerra mondiale: numerose, indelebili, forti, nemiche di retoriche e strumentalizzazioni. Sono, esse, ancora oggetti d'uso quotidiano, ma soprattutto fotografie e scritture, grazie alle quali quel “popolo scomparso” tentò di darsi ragione di un evento irragionevole che lo trascinava via dalle proprie terre e case e lo mescolava ad altri milioni di fuggiaschi da altre terre, ad altri popoli, ad altre culture, altre fedi, altre lingue, altri palati. Centomila furono i trentini esiliati dai due eserciti in lotta, quasi un terzo dell'intera popolazione, verso le regioni più settentrionali dell'Impero e quelle più meridionali del Regno; “scarmigliati” da un capo all'altro dell'Europa, divisi, spaesati, costretti dalla guerra totale a vivere negli immensi campi profughi (le “città di legno”), a vedersi trattati ovunque con diffidenza, da stranieri in patria. Infine, a guerra conclusa, rientrati nei loro paesi ormai ridotti a “cumuli di sassi e calce”. Allora come oggi, uomini e donne e bambini trascinati dal flusso circolare di quella Storia che lì ebbe inizio e che non ha mai smesso di generare, Madre-Matrigna, guerre, distruzioni e lutti; esili, fughe e migrazioni.
Con quegli oggetti, quelle scritture autobiografiche, quegli autoritratti, scampati alle insidie del tempo e delle rimozioni, è costruita la mostra, così come il libro da cui è nata. Frammenti di memoria, segni di esistenza e resistenza, recuperati pazientemente e in ogni dove - dall'Italia all'Austria alla Boemia, in archivi pubblici e familiari - dalle mani di decine e decine di collaboratori e ricercatori; ricomposti e restituiti sotto forma di grande racconto visivo alla Comunità che li ha prima prodotti e poi custoditi. Mostra e libro ad ammonire, anche, che fra gli “spostati” di ieri e quelli di oggi c'è un filo di ricordo e di dolore che li accomuna.

Informazioni:
http://www.museodellaguerra.it


Evento segnalato da Museo Storico Italiano della Guerra

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