Performance di OHT | Office for a Human Theatre / Regia e scena Filippo Andreatta / Suono e musica Davide Tomat / Canzone “Beata Viscera” di Perotin / Voce Dania Tosi / Assistente regia Veronica Franchi / Luci Andrea Sanson / Sound design Claudio Tortorici / Responsabile allestimento Ronni Bernardi, Andrea Colò / Super-farfalla Alberto Favretto / Fondali dipinti Paolino Libralato / Grafica Bruno, Venezia / Promozione e cura Laura Artoni / Amministrazione Laura Marinelli / In co-realizzazione con la squadra tecnica del CSC di Trento / Produzione OHT, Centro Santa Chiara di Trento / Co-produzione La Biennale di Venezia / Fondazione i Teatri di Reggio Emilia / Con il Contributo di Provincia Autonoma di Trento, Fondazione Caritro.
Nel nuovo lavoro di OHT il palcoscenico si spoglia. Uno spettacolo che sparisce, si sottrae e non racconta nulla. Al centro del lavoro c’è un vuoto, un’assenza che permette l’emersione di qualcosa che conosciamo ma che non sappiamo più vedere. Privando il palco e la materia che lo abita di significati precostituiti, OHT omaggia il teatro per quello che è: un teatro è un teatro è un teatro è un teatro.
Riprendendo la forma musicale del solfeggio, lo spettacolo torna ai fondamentali della scena riscoprendo gli elementi della macchina teatrale. Quinte, cieli, fondali, luci, americane, contrappesi; ogni elemento diventa una voce da ascoltare in purezza. Voci udibili perché senza parole. Esattamente come nel solfeggio dove le note si materializzano all’orecchio in sé stesse: do-re-mi-fa-sol-la-si.
Ogni elemento scenico si mostra diventando una linea melodica. Una monodia si sussegue all’altra interagendo senza gerarchie, senza un ordine prestabilito. Voci solitamente inudibili e invisibili alla platea si materializzano come un’efflorescenza del palcoscenico che, spogliato dal ruolo secondario cui è stato destinato, si fa sempre più barocco. Un barocco che eccede e spalanca il palco alla sua natura sfuggente e metamorfica. Una trasformazione incessante in cui la scena si articola in rapporti d’insistenza anziché di consistenza; il senso si frastaglia, il centro sbanda vorticosamente, ed emerge la sincronia fra gli elementi scenici a plasmare una narrazione periferica.
Lo spettacolo è approdato lo scorso luglio sul rinomato palco del Festival Internazionale del Teatro alla Biennale di Venezia.
Informazioni complete, biglietti e modalità di accesso:
www.centrosantachiara.it
www.primiallaprima.it