Compagnia Hervè Koubi - Ce que le jour doit à la nuit

Evento segnalato da
- (Foto dal sito ufficiale)
Data: Mer. 11 maggio 2022
Dove: Teatro Sociale, Via Oss Mazzurana, Trento
Orario: ore 20.30
Note: Info, biglietti e modalità di accesso su www.centrosantachiara.it

InDanza 22.

Coreografia Hervé Koubi / assistenti alla coreografia Guillaume Gabriel – Fayçal Hamlat / musiche originali Maxime Bodson / musica Hamza El Din / eseguito da Kronos Quartet, Jean-Sébastien Bach, musiche Soufi arrangiamenti Guillaume Gabriel / luci Lionel Buzonie / costumi Guillaume Gabriel / durata 1 ora / coproduzione Ballet de l’Opéra National du Rhin – Centre Chorégraphique National / Centre Chorégraphique National de Créteil et du Val de Marne – Cie Kafig / Palais des congrès de Loudéac / Centre Culturel de Vitré / Ballet Preljocaj – Centre Chorégraphique National d’Aix en Provence / Ballet Biarritz – Thierry Malandain – Centre Chorégraphique National.
con il sostegno di ‘conservatoire de Musique et de Danse de Brive-la-Gaillarde’, of ‘la Ville d’Uzerche, of ‘la Ville d’Ussac’, from ‘l’Ecole Supérieure de Danse de Cannes’, from ‘Théâtre de Cusset’, from ‘Channel – Scène Nationale de Calais’, from the ‘Centre Culture Jean-Pierre Fabrègue de Saint-Yrieix-La-Perche’, from the ‘Théâtre du Cloître de Bellac’, from the ‘Domaine Départemental de l’étang des Aulnes – Conseil Général des Bouches du Rhône Centre départemental de créations en résidence’. The creation ‘Ce que le jour doit à la nuit’ is labelled ‘Marseille Provence 2013’.


Yasmina Khadra è lo pseudonimo che lo scrittore algerino Mohammed Moulessehoul fu costretto a utilizzare per motivi di censura nel periodo della guerra civile algerina (1991-2002). Il suo romanzo “Ce que le jour doit à la nuit”, da cui Hervé Koubi ha tratto la sua ispirazione, è stato scritto nel 2008. Il protagonista del romanzo è Younes, un giovane algerino di 9 anni che vive con i suoi genitori e la sorella. Il padre, contadino sommerso di debiti, è costretto a vendere le terre e ad affidare il figlio al fratello, un farmacista integrato nella comunità francese di Orano. Nel corso degli anni il protagonista scoprirà l’amore per la sua terra, i valori trasmessi da suo padre, l’amicizia, ma anche l’ingiustizia, la guerra e la miseria.
Ce que le jour doit à la nuit, di Hervé Koubi ha celebrato di recente il suo decimo compleanno. Grazie al virtuosismo dei suoi dodici danzatori e una coreografia vibrante questo lavoro disegna un ponte tra Oriente e Occidente, tra Francia e Algeria, come un momento sospeso, ai margini del sacro. L’avventura di Hervé Koubi con Ce que le jour doit à la nuit ha una lunga storia che inizia nel 2009 con un primo studio El Din (2010), una performance aperta a dodici ballerini. È a partire dal 2012 però che il pezzo comincia ad assumere quella che è la sua forma attuale. Ideato da un coreografo francese nato da genitori algerini, Ce que le jour doit à la nuit affonda le sue radici nell’attività di rielaborazione della memoria. Tappa fondamentale della vita, lo spettacolo coincide con una presa di coscienza tardiva: quella delle origini. Il momento in cui il coreografo inizia a sentire fisicamente, con il corpo, ciò che aveva sempre saputo in maniera astratta: le sue origini algerine, con l’infinita curiosità implicita in una simile scoperta. In questa pièce sensibile e sensuale ad un tempo, Hervé Koubi esplora attraverso la danza, tra fantasia e realtà, la propria storia e i suoi legami con l’Oriente.
Un ritorno alle origini attraverso la danza.
Una tappa importante lungo il percorso di questa pièce è la collaborazione nel 2009 con i ballerini ivoriani della Compagnie Beliga Kopé per Un rendez-vous en Afrique. Nel frattempo Hervé Koubi organizza un’audizione ad Algeri e il progetto prende forma con dodici ballerini, in parte algerini e in parte burkinabé, provenienti soprattutto dalla street dance e dall’hip-hop. Pur non facendo parte dell’Oriente, l’Algeria è una sorta di contenitore dell’orientalismo del XIX secolo, osserva Hervé Koubi. E attingendo anche alle sue fantasie di bambino nato e cresciuto in Francia – fantasie venate di vigore ottomano e di araba soavità – concepisce una creazione in cui “disegna” come dei punti di collegamento tra le due culture, come i punti di un ricamo che formano la trama di un suo proprio percorso, fatto di intrecci complessi. "Il pizzo, precisa, lui che è sempre stato affascinato dal disegno, è soprattutto un modo di “creare” il giorno, il giorno in un tessuto, il giorno nella materia...il giorno nella mia storia...". C’est que le jour doit à la nuit è nel suo stesso titolo uno sconvolgimento del tempo e una storia di legami.
Raffinato ricamo coreografico e dolcezza virile: dai breakers ai dervisci rotanti.
Sul palco giochi di luce alternano buio e bagliori, intrecciando nell’oscurità un reticolo luminoso. Anche la musica lascia immaginare legami tra le culture con pezzi composti da Hamza El Din e interpretati dal Kronos Quartet, brani di Bach e altri di musica Sufi. E in questa atmosfera sommessa e levigata, dodici uomini sfoggiano il loro virtuosismo coreografico con una delicatezza e una morbidezza che nulla toglie alla loro virilità. Al contrario, come afferma Hervé Koubi, questo Oriente si tinge di relazioni tra uomini prive di ambiguità: i corpi si toccano, si sfiorano, si sollevano con dolcezza fraterna e un evidente rispetto. Come se fossero abitati da un’entità sacra. E quando ruotano sulla testa, non possiamo non pensare a un legame tra dervisci rotanti e breakers. Pezzo di estrema cura formale, Ce que le jour doit à la nuit racconta anche qualcosa sui sogni e sulla loro bellezza.

Testo tratto dalla prima presentazione italiana dello spettacolo al festival Milano Oltre, ottobre 2021 (per gentile concessione).

Informazioni:
www.centrosantachiara.it


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