Piergiorgio Pescali presenta "Il pericolo nucleare in Ucraina" (Mimesis, 2022) / Dialoga con l’autore Sandro Scabello.
Piergiorgio Pescali, fotoreporter, compie i suoi primi reportage nella Cambogia dilaniata dalla guerra civile e nella Birmania governata dai militari. Ha intervistato Pol Pot, Nuon Chea, Khieu Samphan, Ieng Sary e il Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi. Dal 1996 è uno dei pochi giornalisti a visitare la Corea del Nord. Ha effettuato diversi reportage anche in Tibet, Nepal e Bhutan intervistando il Dalai Lama.
Il suo interesse per l’Asia lo ha portato fino in Afghanistan sin dai tempi dell’occupazione sovietica. Nel 2001 è stato l’ultimo giornalista occidentale ad intervistare Ahmad Shah Massud prima che fosse ucciso nel suo quartier generale e ad oggi è uno dei rari occidentali ad aver contatti con il movimento Taleban, di cui visita le aree da loro controllate.
In Iraq ha seguito il contingente britannico a Bassora e a Baghdad.
Collabora con diverse testate giornalistiche e radiofoniche in Italia tra cui Avvenire, Il Manifesto, Missioni Consolata, Famiglia Cristiana, Rollingstone, Popoli, Radio Vaticana, Radio Base di Mestre. All’estero collabora con la BBC e la CNN.
Dal 2011 è Ambasciatore di Pace delle Nazioni Unite per il lavoro svolto in Myanmar.
Il libro: All'indomani dell'invasione russa dell'Ucraina, le prime pagine dei giornali hanno subito paventato un disastro nucleare. L'attacco a Zaporizhzhia ha portato i giornalisti a rivangare l'incubo atomico, aggiungendo che, "se la centrale dovesse esplodere, sarà sei volte peggio di Chernobyl", innalzate ben presto a "venti Chernobyl" dalla stessa Energoatom, l'agenzia di Stato ucraina per l'energia atomica. A oggi, tuttavia, non è stata intrapresa alcuna azione volta al danneggiamento di una centrale, ma il terrore di un incidente nucleare continua a riempire i rotocalchi e le trasmissioni dedicate alla guerra in Ucraina. Il giornalista e ricercatore scientifico Piergiorgio Pescali, cerca di capire quanto la minaccia nucleare, uno spettro agitato ogni volta che le grandi potenze avviano il loro macchinario bellico, sia un'ipotesi verosimile. E lo fa attraverso l'analisi dell'arsenale atomico russo - derivato direttamente da quello sovietico, di cui mantiene ancora oggi la struttura operativa e logistica, e addentrandosi poi nel campo civile delle centrali nucleari ucraine, impiegate per la fornitura di energia, chiarendo quale sia l'effettivo pericolo di un incidente atomico.
Informazioni:
www.facebook.com/bibliotecalavarone