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Regarde de l'âme (sguardi dell'anima)

- (Foto dal sito ufficiale)
Data: da Sab. 05 a Mer. 30 novembre 2022
Dove: Polo Culturale e Museale, Biblioteca Civica G.Tartarotti, C.so Bettini 43, Rovereto (Tn)
Orario: in orario di apertura della biblioteca / Inaugurazione e incontro con gli autori il 5 novembre ore 17.30
Note: Info n. 0464.452500 

Angelo benedetti // s.s. 309 «ROMEA»
Lara campostrini // «r_umore»


Due sguardi, un’unica rassegna a cura di Luca Chistè.

A partire da sabato 5 novembre, presso il Polo Culturale e Museale degli spazi espositivi della Biblioteca Civica “G. Tartarotti”, piazza del MART di Rovereto, sarà possibile visitare la rassegna REGARDS DE L’ÂME di Angelo BENEDETTI e Lara CAMPOSTRINI per la cura-tela di Luca Chistè. Due percorsi molti differenziati dal punto di vista concettuale e stilisti-co, ma confluenti in un unico e identitario progetto espostivo, a cui è stato assegnato l’emblematico titolo «REGARDS DE L’ÂME» (Sguardi dell’Anima).

ANGELO BENEDETTI // S.S. 309 «ROMEA»Sono le nebbiose strade, quelle che connotano il paesaggio della pianura padana e, in particolare, della S.S. 309 “Romea”, e che conducono il visitatore alla scoperta fotografica del lavoro di Angelo Benedetti. Sono immagini costruite con in mente un’idea fissa: quella che la fotografia debba avvalersi della capacità di saper raccontare un luogo, un contesto, un ambiente e di saper annodare questo percorso, alle più intime e personali istanze che riguardano ciascuno di noi. Angelo Benedetti, nel suo personale approccio visivo, cerca le ragioni di una comprensione soggettiva, e dotata di senso, del mondo esterno, facendo propria la lezione, tutta di matrice ghirriana che, ancora nel 1974, parlando del suo progetto “Infinito”, (un’immagine del cielo al giorno, per un anno intero), portava Luigi Ghirri a scrivere: «È in questa non possibile delimitazione del mondo fisico, delle natura, dell’uomo che la fotografia trova validità e senso. In questo suo non essere linguaggio assoluto, nel farci riconoscere la non delimitabilità del reale (essa) trova la sua naturalità e la sua autonomia». Nel suo lavoro sulla S.S. 309 “Romea”, tale prospettiva appare completamente assolta. Perché, se è vero che l’oggetto di indagine di questo autore è una “strada”, con tutta la sua prevedibile fattualità, è altrettanto vero che, da questo itinerario, l’autore trae materiale per svelare un discorso molto personale sul tema del paesaggio che diviene memoria visiva senza tempo e senza riferimenti certi, ponendosi come medium fotografico simbolico, per costruire un dialogo, tutto interiore, sul significato della propria esperienza individuale e, con essa, come fotografo. Per Angelo Benedetti, la cesura più evidente, rispetto alle diverse prassi sul modo di intendere la fotografia di paesaggio, è esattamente in questo: nell’essere opera sistematicamente aperta (i “non luoghi” della sua Romea, divengono reiterati tòpoi surreali e indefinibili) alle molteplici possibilità di un dialogo interiore con l’immagine e il suo immaginario, piuttosto che, tout court, con la realtà. Immagine autonoma quindi, caratterizzata da una fortissima identità autoriale. Un raffinatissimo uso del colore, capace di declinare anche le più sottili e tenui nuances di cui si compone la rarefatta materia visiva di questo autore, rendono particolarmente elegante e poetico il registro autoriale del tema.

LARA CAMPOSTRINI // «R_UMORE»Il lavoro “R_umore” di Lara Campostrini si pone come istintivo approccio alla fotografia, muovendo le proprie corde dall’idea di costruire con essa un “viaggio”, per lo più interiore, rivolto alla conoscenza del sé e alla propria e più intimistica parte emotiva, lasciando aperta la possibilità che anche lo spettatore possa cogliere, con la propria personale lettura, una dimensione, volutamente non svelata, delle sue immagini. Una prospettiva di utilizzo e ricerca di parole, senza di esse, costruita con il solo ausilio delle immagini, capace di smuovere corde emozionali molto profonde. Con le sue immagini, Lara Campostrini, al di là e oltre i fondamentali rimandi di tipo simbolico, in alcuni casi dal tratto segnico molte forte, riesce sempre a rendere intrigante la situazione e la lettura di coloro che osservano il suo lavoro. Lo spettatore, in maniera sistematica e reiterata, ottiene due parti dell’intensità narrativa dell’autrice: una, di chi si offre; ed una di chi, nel medesimo istante, si nega. La possibilità di ricomporre queste due diverse identità, costituenti parte di un’unica sincronica e dialettica raffigurazione, presente in ciascuna delle sue immagini con rara coerenza stilistica e narrativa, è intenzionalmente lasciata all’atto creativo di chi le osserva. Una bellissima e feconda intuizione, perché, in questo modo, la prospettiva di lettura è assolutamente “aperta” e permette, a ciascun osservatore, attraverso le movenze del suo corpo e le “dilatazioni/deformazioni” a cui l’autrice lo sottopone con l’impiego del mosso in ripresa, la possibilità di trovare da sé le chiavi di lettura con cui interpretare l’azione fotografica di Lara Campostrini. Nella duplicità di questo atto, nell’essere proposta autobiografica, esperienza psicologica del sé, ed essere valenza (com)partecipativa per chi le guarda, risiede la forza – non solamente poetica, ma anche linguistica – del suo lavoro che, anche grazie al contesto, costituito esclusivamente dai “vuoti” e dai “pieni” della luce e da alcuni semplici oggetti della composizione/narrazione, l’autrice ricrea un “non-luogo”, che diviene spazio di mediazione simbolica e di riflessione esistenziale e psicologica per ciascuno di noi. Un lavoro autoriale, inoltre, magnificamente supportato dall’approccio stilistico impiegato dall’autrice, basato sull’uso di un rigoroso e contrastato bianco/nero.

Informazioni:
www.bibliotecacivica.rovereto.tn.it


Evento segnalato da Biblioteca Civica G.Tartarotti Rovereto

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