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Le parole della città. C’è un tempo per ogni cosa. Ogni cosa ha un tempo

- (Foto dal sito ufficiale)
Data: da Dom. 07 aprile a Sab. 04 maggio 2024
Dove: Sala multimediale, Biblioteca Civica G.Tartarotti, C.so Bettini 43, Rovereto (Tn)
Orario: Dal lunedì al sabato ore 8.30-22.00 / Domenica ore 8.30-13.00
Note: Entrata libera e gratuita / Info n. 0464.452500

Fotografie di Luca Chistè, testi di Adriana Paolini.

Mostra a cura di Roberta Opassi.

Le parole della città si inaugura il 6 aprile 2024 alle 18:00 alla Biblioteca civica G. Tartarotti di Rovereto con la presentazione delle opere da parte degli autori, Luca Chistè e Adriana Paolini. La mostra, a cura di Roberta Opassi, presenta fino al 4 maggio 2024 una selezione di sedici polittici realizzati da Luca Chistè, accompagnati da sedici testi scritti da Adriana Paolini. In mostra potranno essere ascoltate le letture dei brani, gentilmente interpretati da Milena Bassoli, Fabrizio Buldrini, Alessandro Callin Tambosi, Emiliano Carrara, Federico Laudisa, Carlo Martinelli, Elisabetta Morelli, Adriana Paolini, Antonello Ricci e scaricabili con il Qrcode, accreditandosi preventivamente a trentinoWiFi (www.trentinowifi.it).

Inaugurazione 6 aprile ad ore 18.00.
Finissage 4 maggio, ad ore 18.00, con la presentazione del catalogo.

C’è un tempo per ogni cosa. Ogni cosa ha un tempo.
Esistono progetti che nascono nella mente degli autori e prontamente diventano una mostra, un evento, uno spettacolo, un libro. Tra ideazione e fruizione l’intervallo è breve, le sinergie scattano velocemente, la concretizzazione del pensiero corrisponde all’istantaneità del mostrarlo al pubblico. Viceversa, sussistono intenzioni artistiche che necessitano di uno spazio-temporale dilatato: la riflessione procede a passi lenti, il ritmo della messa in opera risente del contesto culturale e dei cambiamenti sociali e artistici della storia, l’intendimento si salda allo scorrere calmo del pensiero critico e al saper far decantare l’ispirazione per mettere in risalto l’essenza. Le parole della città è un progetto che nasce con questo secondo andamento: quello lento, meditativo, che sa attendere continuando a guardarsi attorno, quello che vuole capire nel profondo, mettere a fuoco di più e il meglio possibile.
Il fotografo Luca Chistè inizia nel 1992 con l’esposizione Immagini consumate, realizzata con il collega Giuseppe Azzari a Palazzo della Regione a Trento, a pensare alla complessità del messaggio pubblicitario delle immagini dislocate sui muri delle città e alla perdita repentina del loro significato esistenziale. L’essenza temporanea e istantanea della comunicazione di massa rappresentata da questi sottili e grandi fogli di carta poco pregiata che invadono gli spazi pubblici urbani con i loro annunci fulminei e incisivi si trasformano in spazi di libera osservazione. Un dettaglio, una piegatura, uno strappo, un danneggiamento acquisiscono il valore di ‘azione mutante’, che ‘manifesta’ un altro da sé: la pubblicità si trasforma da comunicazione veloce ed effimera in messaggio visivo che l’ottica fotografica ferma per sempre, nello sfaldarsi del suo originario significato e nella costruzione sincronica di un’immagine completamente nuova.
L’operazione fotografica è solo apparentemente affidata alla velocità della camera contenuta in un cellulare. Solo apparentemente la fotografia è un’istantanea: dietro al gesto veloce di acquisire un file digitale visivo, l’occhio di Luca Chistè si muove a lungo negli spazi urbani e nei perimetri dei manifesti pubblicitari e ne estrapola una parte, o più parti, per conservarle per anni in un archivio personale fatto di mille e mille scatti. In quel momento l’operazione si complica e l’intervento di post-produzione, con l’app Hipstamatic e i programmi di editing Lightroom e Photoshop, conduce il lavoro fotografico nel campo della pura percezione visiva.
L’incastro di una con l’altra immagine, e ancora di queste con le altre deve portare a un’unità visiva sincronica, dove la singola fotografia ha valore per sé e per l’insieme. Ogni scatto è separato dal resto e inesorabilmente collegato per sempre al tutto: quattro fotografie che si accordano in un polittico di nuova entità artistica, una nuova comunicazione visiva costruita con i materiali offerti dal mondo della comunicazione di massa.
Le parole della città è un progetto co-autoriale: alle fotografie di Luca Chistè sono accostati sedici testi scritti da Adriana Paolini, studiosa di storia della scrittura e del libro e autrice di racconti brevi e altre scritture. Sedici frasi o componimenti che nascono dal dialogo empatico con la materia visiva di cui sono fatte le fotografie, un addensante percettivo che invita a leggere i tanti punti di vista possibili. Cosa sentiamo quando guardiamo? Cosa proviamo quando vediamo? Sedici sono le possibili suggestioni che propone Adriana Paolini ma potrebbero essere sedici mila, perché la scrittura è una lente attraverso la quale osservare nuovamente, al di là delle apparenze e del dato sensibile e un testo visivo può fare nascere altre parole e altre parole ancora. La scrittura mette nero su bianco una visione, che non descrive le fotografie di Luca Chistè ma da quelle crea nuovi mondi, nuove lingue, nuove impressioni, nuove comunicazioni, nuove sensazioni ed emozioni, propagate anche dalle sedici voci che leggendo i testi di Adriana Paolini, pronunciano altre parole della città.
Sedici polittici che suggeriscono che ci sono un’infinità di modi di guardare al mondo che ci circonda, innumerevoli prospettive nascoste che la scrittura e la fotografia possono svelare, smascherare, manifestare anche lì dove tutto scorre velocemente, nei nostri cellulari o nelle nostre strade di città.

Informazioni complete:
www.bibliotecacivica.rovereto.tn.it


Evento segnalato da Biblioteca Civica G.Tartarotti Rovereto

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