Opere di Michael Dall’Anol, Tommaso Torda, Giuseppe Sabella
Organizzata dal Comune di Predaia e Provincia Autonoma di Trento.
A Coredo, negli spazi di Casa da Marta, dal 6 dicembre 2025 al 28 febbraio 2026 è ospitata la mostra fotografica Labirinti di luce. Itinerari visivi nel territorio del mistero, esito finale della call promossa dal Comune di Predaia e curata dalla fotografa e storica della fotografia Romina Zanon.
L’iniziativa, che ha raccolto quaranta candidature provenienti dall’Italia e da diversi Paesi europei, ha invitato fotografi e fotografe a confrontarsi con il tema del mistero inteso come zona di confine tra visibile e invisibile, tra rivelazione e occultamento. La giuria – composta da Carla Cardinaletti, Fabio Moscatelli e Claudia Corrent – ha selezionato tre progetti vincitori, scelti per coerenza poetica, qualità visiva e capacità di esplorare la fotografia come linguaggio dell’attesa e dell’ambiguità. I lavori di Michael Dall’Agnol, Tommaso Torda e Giuseppe Sabella compongono così il percorso espositivo che sarà inaugurato sabato 6 dicembre alle ore 17.00.
Il primo progetto, “Toccami” di Michael Dall’Agnol, propone un’indagine sul corpo visto come superficie di contatto e memoria. Le immagini, ravvicinate e talvolta astratte, mostrano la pelle come soglia sensibile e fragile, dove la luce mette in evidenza crepe, tracce e dettagli che rimandano a un’intimità in bilico tra rivelazione e disgregazione.
Con “Ombre dal passato”, Tommaso Torda presenta una serie ambientata in contesti urbani percorsi da figure anonime e dissolvenze visive. Le sue fotografie costruiscono un racconto sospeso, in cui la città assume un carattere inquieto e le presenze umane sembrano collocarsi in un punto intermedio tra apparizione e scomparsa, lasciando allo spettatore il compito di completare il significato dei frammenti.
Chiude il percorso “Il ritorno di Icaro” di Giuseppe Sabella, che rilegge il mito classico in chiave contemporanea. Il volo e la caduta di Icaro diventano metafora di un ritorno a una terra ferita, richiamo a un equilibrio fragile tra uomo e natura. Le immagini propongono il mito come strumento per interrogare il presente e suggerire possibilità di rigenerazione.
Nel loro insieme, i tre progetti delineano un itinerario in cui il mistero non è presentato come elemento oscuro o irrisolto, ma come area di ricerca e indagine visiva. Il percorso espositivo mette in relazione luce e ombra, presenza e assenza, mostrando come la fotografia possa trasformarsi in uno strumento capace di raccontare ciò che non si vede immediatamente ma mantiene la sua forza evocativa, la parte del mondo che non si lascia spiegare, ma soltanto intuire. Le opere in mostra aprono un dialogo silenzioso tra luce e oscurità, costruendo un racconto corale in cui il visibile non esaurisce mai la visione. Il mistero diventa così struttura del racconto, linguaggio dell’attesa e dell’ambiguità: un territorio dove la fotografia non documenta, ma evoca; non chiarisce, ma suggerisce. Come in un labirinto, ogni immagine è una svolta, un rimando, un varco verso l’ignoto. E la risposta, come scrive Borges, “sta nel labirinto stesso”.
Informazioni complete:
www.predaiaarteenatura.eu
