Musica di Gioachino Rossini / Libretto di Angelo Anelli / Stagione d’Opera 2025/26
Come ci si può sbagliare! “Le donne ad Algeri nascono solo per servire i loro signori”: è quanto afferma il coro subito dopo l’ouverture. Peccato che poi accada tutt’altro. Un’italiana è arrivata da poco in città. Prigioniera, è destinata a finire nel serraglio, luogo che più di tutti, per gli europei dei primi dell’Ottocento, rappresenta l’emblema di un misterioso Oriente erotico ed esotico. Il bey dei corsari s’innamora perdutamente di lei, e da leone si trasforma in asino: tutti lo chiamano “Pappataci” (“mangia e taci”). Ormai è Isabella a condurre il gioco, e il mondo comandato dagli uomini viene stravolto. Lo scrittore Stendhal definirà “L’italiana in Algeri” di Rossini, portata in scena per la prima volta nel 1813 a Venezia, una “follia organizzata”. La trama è travolgente e sovverte ogni canone, ricorrendo tra l’altro a onomatopee quali “dindin”, “bum bum” o “tac tà”. “Credevo che, dopo aver sentito la mia opera, i veneziani mi avrebbero dato del matto, e invece: sono ancora più matti di me!” esclama meravigliato il compositore dopo la prima al Teatro San Benedetto. Il pubblico celebra infatti con entusiasmo la sua temeraria opera buffa ricca di elementi patriottici e all’insegna dell’amore, mentre Heinrich Heine definirà Rossini “un Vesuvio da cui fuoriescono splendidi fiori”.
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Evento segnalato da Stagione Sinfonica e d'Opera 2025/26