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Ritorno a Parigi: omaggio a un grande artista arcense

Notizia segnalata da Comune di Arco
- (Foto dal sito ufficiale)
Documentario di Roberta Bonazza «Ritorno a Parigi» / Comunicato stampa

Sala consiliare gremita, domenica 17 novembre al Casinò municipale di Arco, per l'anteprima del documentario di Roberta Bonazza «Ritorno a Parigi», che ripercorre la carriera artistica e umana di Renato Ischia, uno dei più importanti scultori italiani viventi, seguendolo in un viaggio di ritorno nella città della sua formazione artistica, dove rivede luoghi, amici e compagni d’arte. La proiezione ha chiuso la 27ª edizione di «Pagine del Garda», la rassegna dell’editoria gardesana organizzata dall'associazione culturale Il Sommolago e dal Comune di Arco.

Un viaggio a Parigi (compiuto nel febbraio del 2018) che restituisce la storia formativa di Renato Ischia e che al contempo racconta in modo emblematico la trasformazione del mondo dell'arte: Ischia infatti ritrova il mondo accademico nel quale si è formato, nei tredici anni dal 1967 al 1980, profondamente trasformato. Assieme agli amici di un tempo, si deve confrontare con una realtà mutata e a tratti tragicomica, come nell’incontro, negli spazi semi abbandonati di quella che fu la «sua» prestigiosa accademia, con un giovane allievo che si dedica a sculture in cioccolata.

Ma passando davanti al Gran Palais, Ischia ricorda quando nel 1976 al Salon d’Automne lui esponeva in una mostra omaggio a Michelangelo che ospitava grandi scultori italiani quali Manzù, Marino Marini, Minguzzi, Pomodoro, Fazzini, Fabbri e Vangi; con i francesi c’è anche Renato Ischia, in rappresentanza dell’atelier Renè Collamarinì dell’Ecole Nationale Superieure des Beaux Arts. L’opera scultorea è un giocoliere in mogano alto due metri e trenta, che di nuovo ripropone le due polarità estetiche e di pensiero di Ischia: stabilità plastica e movimento vorticoso-armonico, nel gioco di equilibrio che è la vita.

È nell’estate del 1967 che Renato Ischia matura l’idea di partire da Arco, dove è nato, alla volta di Parigi. Un bisogno di uscire dal conosciuto e affrontare il nuovo, che si impone come urgenza vitale. La partenza di Ischia è in solitudine; in cuor suo ha la forza d’animo di chi desidera e sogna l’avventura dell’arte intesa come capacità di mettersi in gioco, totalmente. Parte all’inizio di ottobre con il treno Sempione Express e un biglietto di sola andata.

«Ho fatto il viaggio a Parigi senza che nessuno mi spingesse e nessuno mi aspettasse -dice Ischia- io la vedevo come una cosa semplice: vado là, mi iscrivo all’accademia, scopro un luogo nuovo, punto.»

La realtà si manifesta nella sua ruvida concretezza: i primi mesi d’inverno Ischia li passa dormendo all’aperto, con un fermo posta a Saint Germain de Pre per ricevere da Firenze la documentazione da presentare alla selezione di accesso all’accademia. Viene scelto per entrare nell’atelier del maestro di scultura monumentale Henri Georges Adam. Solo all’inizio del 1968, grazie all’aiuto del pittore serbo croato Mitkco Chopic, troverà un posto letto in una mansarda dietro al Beaubourg.

«La mattina mi svegliavo -dice- e c’era una marea di gente che dormiva per terra, non ti dico le facce, queste figure che arrivavano nel cuore della notte e partivano all’alba con delle mantelle e i volti dipinti. Era già nell’aria la contestazione studentesca, scoppiata di lì a qualche mese.»

Il periodo storico che fa da fondale all’esperienza di Renato Ischia è vibrante: dal maggio del 1968 degli studenti della Sorbona al grande cantiere per la costruzione del Pompidou. La «viandanza» dentro la complessità della grande città non rischia di fargli perdere la direzione: Ischia ha chiara in testa l’immagine e il sogno di una Parigi vasta e di orizzonti possibili, dai quali ricevere stimoli nuovi al suo fare artistico.

Trova dimora al convento dei frati domenicani in rue de la Glaciére, dove si occupa del refettorio in cambio di vitto, alloggio e un locale per poter scolpire. Nel 1969 insieme ad altri studenti della prestigiosa Ecole Nationale Superieure des Beaux Arts viene scelto dal maestro Etienne-Martin per un’importante mostra all’aeroporto di Orly. La sua vicenda si svolge nella dinamica di passaggi formativi, di incontri e di crescita costante. La solitudine della partenza si trasforma in libertà di movimento e in dialogo aperto con i diversi linguaggi in campo. Ischia osserva, ascolta e lavora dentro un processo osmotico con la città.

Un processo di metamorfosi tutto parigino che presto mostra i suoi risultati: nel 1970 l’Istituto di Cultura Italiano lo seleziona per la mostra «Artisti italiani a Parigi». Nel 1971 –sono solo tre anni che si trova a Parigi– Renato Ischia espone al Museo Rodin al Salon Formes Humaines una scultura in legno alta più di tre metri dal titolo «Passaggio», un uomo che si trasforma nell’atto di muovere il passo. Un’opera che vista da lontano assume il senso di una biografia plastica: un segno formale del suo passaggio di maturità e di movimento evolutivo attraverso l’esperienza parigina. Movimento e fermezza che restano tratti distintivi del suo andare.

Nel corso dei suo passaggi Ischia diventa assistente e collaboratore dello scultore catalano Apel-les Fenosa, grande amico di Pablo Picasso, stabilendo il suo studio a fianco, in boulevar Saint Jacques 51. E poi gli incontri al caffè Le Dôme con lo storico e critico d’arte Gérard Xuriguera e nell’atelier di Renè Collamarinì al quartiere de Le Fusains a Montmatre, già studio del pittore Bonnard.

Qui si concentra la Parigi di Ischia, che vive la città sfiorando le situazioni mondane. L’immagine dell’uomo che cammina, vede, sedimenta e dà forma è quella che più sovviene pensando a Renato Ischia a Parigi. Una sedimentazione di passi, di luoghi e di vedute che diventa il suo lessico, e una città che che diventa la sua città. Dopo tredici anni il ritorno ad Arco, dove riporta i frutti della maturità parigina nelle opere pubbliche e private che realizza in seguito nella terra natale.

Il film è stato realizzato da Roberta Bonazza (ideazione e regia) e Luciano Stoffella (riprese e montaggio) con la collaborazione dell'associazione Il Sommolago e il sostegno della Cassa Rurale Alto Garda.

La rassegna dell’editoria gardesana «Pagine del Garda» è organizzata dall'associazione culturale Il Sommolago e dal Comune di Arco, con la collaborazione di Cassa Rurale Alto Garda, Lega Vita Serena, Mnemoteca del Basso Sarca e Casa degli Artisti «Giacomo Vittone».



Pubblicato il 21 novembre 2019
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