Di Anton Čechov / traduzione Danilo Macrì / regia Filippo Dini / con (o.a.) Virginia Campolucci, Enrica Cortese, Giuliana De Sio, Gennaro Di Biase, Filippo Dini, Giovanni Drago, Jurij Ferrini, Angelica Leo, Fulvio Pepe, Edoardo Sorgente / traduzione Danilo Macrì / regia della scena “lo spettacolo di Kostja” Leonardo Manzan / drammaturgia e aiuto regia Carlo Orlando / scene Laura Benzi / costumi Alessio Rosati / luci Pasquale Mari / musiche Massimo Cordovani
Produzione TSV - Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Torino - Teatro Nazionale, Teatro di Roma - Teatro Nazionale, Teatro Stabile di Bolzano, Teatro di Napoli – Teatro Nazionale.
Mai si deve mentire. L’arte ha questo di particolarmenteMai si deve mentire. L’arte ha questo di particolarmentegrande: non tollera la menzogna. Si può mentirein amore, in politica, in medicina; si può ingannarela gente, persino Dio; ma nell’arte non si può mentire…
(Anton Čechov, da una lettera ad Aleksej Suvorin)
Dopo le regie e le interpretazioni di spettacoli che hanno sviscerato i rapporti familiari, come Casa di bambola, Agosto a Osage County e I parenti terribili, Filippo Dini porta in scena il capolavoro di Čechov con uno sguardo attento alle crisi esistenziali e sociali del presente.
La storia de Il gabbiano è molto nota: un gruppo di persone si riunisce in riva a un lago e qui dibatte nel tentativo di fuggire dal grigiore del loro destino. Fra le diverse vicende emerge quella di Konstantìn, un ragazzo che desidera spiccare il volo attraverso l’arte della scrittura. È sostenuto dall’amore per la sua coetanea Nina, che sogna di diventare una protagonista della scena, e fomentato dal tentativo di opporsi alla madre, una famosa attrice, fidanzata con un importante scrittore.
«L’immortalità di questo testo e la sua bruciante contemporaneità sta proprio nella descrizione di una “umanità alla fine”, una società sull’orlo del baratro […]» scrive Dini, attore e regista amato dalpubblico e ripetutamente premiato dalla critica. «Questa umanità in miniatura ci racconta di come possa accadere che le nostre migliorienergie, i nostri più luminosi talenti, il nostro amore più appassionato, possano essere tutti stravolti e corrotti […]. L’allegra comitiva de Il gabbiano, pur partendo con le migliori intenzioni, si dirige verso l’oblio. E ad osservarli c’è appunto un animale (che dà il titolo alla commedia) strano e contraddittorio. Vola sulle loro teste, li osserva (come il pubblico che assiste allo spettacolo), ma a un certo punto viene ucciso nella maniera più vile».
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Evento segnalato da Teatro Stabile di Bolzano