Come siamo cambiati in questo tempo di isolamento? Qual è oggi la nostra visione sul corpo? Cosa ci hanno fatto l’assenza di contatto fisico, la paura del contagio, l’incertezza diffusa sul futuro, le contraddizioni delle tecnologie, la fragilità che ha invaso il mondo? Siamo oggi più consapevoli della nostra finitezza? Quali pratiche per sopravvivere?
Oriente Occidente Dance Festival celebra i suoi 40 anni in modo diverso da come lo aveva previsto. Senza tradire la sua identità, non si allontana dai grandi temi che caratterizzano il contemporaneo: si interroga sul momento attuale, coinvolgendo artisti, intellettuali e pubblico in una riflessione che si sintetizza nel binomio corpo politico/corpo poetico.
Per far fronte al propagarsi della pandemia abbiamo tutti assunto comportamenti responsabili che ci hanno portato a modificare le nostre abitudini quotidiane, il nostro modo di lavorare, di relazionarci con l’altro. Così è stato per il Festival: tutti i protocolli saranno rispettati sia per le compagnie che per lo staff, gli spettacoli saranno spesso replicati due volte per permettere a un maggior numero di spettatori di partecipare nonostante le regole di distanziamento fisico. Così è stato anche per gli artisti ospiti che hanno modificato e adattato le loro proposte, inserendole nella “polis distanziata”, dove il gesto poetico si fa politico: di presenza, di esistenza, di protezione. Ma, nonostante tutto, di relazione tra i corpi... (comunicato stampa)