Dal “votami perché so più di te” siamo scivolati nel “votami perché parlo come te”. Quando il linguaggio rinuncia a pensare, la politica smette di trasformare: riflette, ripete, paralizza.
Le parole della democrazia. Come il linguaggio può farsi politica / Incontro con con Giuseppe Antonelli, linguista / In collaborazione Arte Sella.
La qualità di una democrazia si misura anche dalla qualità del suo linguaggio. Possiamo allenare la democrazia partendo dalle parole: da quelle che scegliamo e da quelle che accettiamo da chi ci rappresenta. In un’epoca segnata da post-politica e post-verità - o meglio, da politica e verità ridotte a “post” - Giuseppe Antonelli, tra i più autorevoli linguisti italiani, indaga il declino del discorso pubblico. Parole svuotate, slogan virali e opinioni scollegate dai fatti disegnano una regressione culturale. La lingua della politica non è nuova: è una veterolingua che parla alla pancia, spegne il pensiero critico e annulla il conflitto democratico. Dal “votami perché so più di te” siamo scivolati nel “votami perché parlo come te”. Ma quando il linguaggio rinuncia a pensare, la politica smette di trasformare la realtà e si limita a rifletterla, ripeterla e paralizzarla.
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Evento segnalato da Agosto degasperiano 2025