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Claudio Verna. Colore come assoluto

Evento segnalato da MAG Museo Alto Garda
Claudio Verna, A 59, 1971, Mart, Collezione VAF-Stiftung (Foto dal sito ufficiale)
Claudio Verna, A 59, 1971, Mart, Collezione VAF-Stiftung (Foto dal sito ufficiale)
Data: da Sab. 07 aprile a Dom. 10 giugno 2018
Dove: Museo Riva del Garda, piazza Cesare Battisti 3/a, Riva del Garda (Tn)
Orario: Dal 17 marzo al 4 novembre 2018 ore 10.00 - 18.00 (lunedì chiuso) / Giugno, luglio, agosto e settembre 2018 aperto tutti i giorni ore 10.00 - 18.00 / Inaugurazione: Venerdì 6 aprile 2018 ore 18.00 
Note: Biglietto Intero 
Museo € 5,00 / Biglietto Intero cumulativo per le 2 sedi espositive (Museo di Riva del Garda e Galleria Civica G. Segantini di Arco) € 6,00 / Biglietto Intero Torre Apponale € 2,00 / 
Biglietto Ridotto Museo 
€ 2,50 / Biglietto Ridotto Torre Apponale € 1,00

Venerdì 6 aprile 2018 alle 18.00, nella Pinacoteca del Museo di Riva del Garda, sarà inaugurata la mostra Claudio Verna. Colore come assoluto.
L'esposizione si propone come un nuovo focus sul tema della pittura e del colore afferente al progetto pluriennale In Pinacoteca. Finestre sul contemporaneo, avviato nel 2013 in collaborazione con il Mart e curato da Daniela Ferrari, che ha visto susseguirsi nelle precedenti stagioni le monografiche dedicate a Claudio Olivieri, Aldo Schmid, Luigi Senesi e Italo Bressan.

Nato a Guardiagrele, in provincia di Chieti, nel 1937, Claudio Verna studia dapprima in Umbria e poi a Firenze. Nel 1961 si trasferisce a Roma dove tuttora vive e lavora. La sua ricca attività espositiva ha inizio negli anni Sessanta.
Nel 2010 è stato pubblicato il catalogo ragionato del suo lavoro, promosso dalla Fondazione VAF, la cui collezione annovera un nucleo importante di opere dell’artista, presenti al Mart come deposito a lungo termine. Tali opere consentono un’indagine completa della ricerca di Verna incentrata sull’esplorazione delle infinite possibilità del colore.

Il potere del colore è di fatto lo strumento primario con cui Verna crea le sue opere che prendono forma senza un disegno prestabilito, come lui stesso dichiara, ma per graduale stesura dei pigmenti. Il quadro prende corpo da un primo forte imprinting cromatico per trasformarsi gradatamente attraverso le velature, quelle che Verna chiama “marezzature”. «La tela bianca – scrive il pittore – è lo spazio virtuale in cui tutto è possibile, il terreno di incontro di emozione e razionalità. Il quadro acquista senso quando queste componenti trovano una sintesi, imprevista e imprevedibile».

Nella Pinacoteca del Museo di Riva del Garda saranno esposti dal 7 aprile al 10 giugno 2018, oltre alle opere provenienti dal Mart, anche dipinti di collezione privata e di proprietà dell’artista, che nel loro insieme permettono una visione completa sulla ricerca pittorica di Claudio Verna e rappresentano i momenti salienti del suo percorso.


Claudio Verna. Suddito del colore
Dal saggio di Daniela Ferrari nel catalogo Claudio Verna. Colore come assoluto

Definire Claudio Verna “suddito del colore” può apparire un azzardo.
In quale misura un artista accetta un ruolo di sudditanza nei confronti di uno degli strumenti del proprio fare? Verna è il pittore che ha ideato l’epiteto di “sovrano assoluto” per definire il colore. Non è uno strumento, quindi, il colore, ma l’elemento il soggetto l’oggetto e l’essenza di tutta la sua poetica. In questo senso è il colore a dirigere la pittura di Verna, che come un suddito devoto conosce talmente a fondo il proprio sovrano da poterlo governare, innescando un gioco di ruoli in cui il sovrano è a servizio del servo.

Verna possiede una rara capacità di scrivere sulla propria pittura. Sono proprio le sue parole quelle che meglio ci accompagnano nella comprensione del suo lavoro: «Nella seconda metà degli anni 60, con la pittura messa sotto accusa nelle sue possibilità e nella sua stessa sopravvivenza, arrivai per gradi ad usare un solo colore: non era né un raggiungimento né il grado zero della pittura. Posavo sulla tela un solo colore come un musicista, già esperto, che torna a sillabare le prime note per prenderne piena coscienza, capirne il senso profondo nel suo rapporto con il silenzio. Avevo già alle spalle il lavoro di una decina d’anni, ma capii che davo per scontate troppe cose, che invece andavano riesaminate».

Nella seconda metà degli anni Sessanta dunque, in un momento in cui la pittura sembra non essere più uno strumento privilegiato del fare artistico e, anzi, la sua negazione diviene parte della poetica e degli intenti di molti protagonisti del dibattito artistico, Verna giunge «alla conclusione che la pittura aveva in sé tutte le potenzialità per essere ancora, e anzi più di prima, una grande e insostituibile forma d’arte».

Il colore steso da Verna, dato pazientemente in numerosi passaggi e velature, emana luce. È vibrante, reattivo, cangiante. Come se nella pittura di Verna il rosso potesse essere più intenso, il blu più profondo, il giallo più luminoso. In ogni dipinto affiora la sensazione come dato primario, percezione prima. Come se l’artista, per dirla con l’espressione di Cézanne, cercasse in ogni tela «di esprimere quelle confuse sensazioni che ci portiamo con noi fin dalla nascita»: quelle confuse sensazioni di cui, come ci ha insegnato Kandinsky nello Spirituale nell’arte, il colore è sovrano assoluto.
 

Informazioni:
www.museoaltogarda.it


Evento segnalato da MAG Museo Alto Garda

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