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Giovanni Segantini: nuovo spazio permanente ad Arco

Notizia segnalata da MAG Museo Alto Garda
Conferenza stampa (Immagine da sito ufficiale)
Conferenza stampa (Immagine da sito ufficiale)
Dopo il successo della grande mostra a lui dedicata nel 2008, l'amministrazione comunale di Arco dedica a Giovanni Segantini uno spazio permanente...

Dopo il successo della grande mostra a lui dedicata nel 2008, in occasione delle celebrazioni per il 150° anniversario della nascita, l'amministrazione comunale di Arco dedica a Giovanni Segantini uno spazio permanente nelle sale al pianterreno del seicentesco Palazzo dei Panni, che da quasi dieci anni ospita l'attività espositiva della galleria civica cittadina, sede dislocata del Museo Alto Garda. L’inaugurazione dello spazio permanente – cui fino al 22 marzo 2013 si affianca una sintesi dell’esperienza di «Sguardigardesani», riflessione sul paesaggio contemporaneo affidata nel decennio 1997–2007 ad una decina di fotografi di fama – è sabato 15 dicembre con inizio alle ore 17.

Il nuovo percorso dedicato a Giovanni Segantini si struttura come un tragitto didattico attraverso la biografia dell’artista, fotografie, le parole dello stesso e osservando le opere di proprietà del comune di Arco: «Autoritratto giovanile» (1879/80, olio su tela), «Testa di vacca» (1892, olio su tela) e «La madre che lava il bambino» (1886/87, matita su carta) che, di volta in volta, saranno messe a confronto con altre opere del maestro arcense. Per l’occasione dell’apertura saranno esposti: «Nella stalla» (1881/83, olio su tela), «La vanità» (1898, gesso e carboncino su carta) e «Abbozzo di autoritratto» (1887, olio su tela) di proprietà della Cassa Rurale di Arco, e «Il larice» (1898, matita su carta), oltre all’inedito carnet di disegni di Giovanni e Gottardo Segantini, di proprietà della Provincia autonoma di Trento.

Dall’«Autoritratto giovanile», una delle prime opere del maestro divisionista, al disegno del «Il larice», uno degli ultimi schizzi realizzato in preparazione del grande trittico dedicato alla rappresentazione della Natura, sarà possibile sia per il pubblico adulto sia per le scuole avvicinarsi alla figura dell'artista e alla sua poetica, scoprendo l’evoluzione della sua tecnica pittorica.
 
Accanto alle sale dedicate a Giovanni Segantini sarà allestita una sintesi dell’esperienza legata a Sguardigardesani: una sorta di riflessione sul paesaggio contemporaneo. Dal 1997 al 2007 con il titolo di Sguardigardesani sono stati invitati, nelle cinque edizioni, una decina di fotografi di fama internazionale che con le loro immagini hanno documentato e indagato diversi aspetti del paesaggio alto gardesano riflettendo sugli ambiti della contemporaneità, dalle nuove identità alla suggestione di inaspettate interpretazioni della natura. Nel 1997, Gabriele Basilico e Massimo Vitali raccontano il territorio. Le immagini in bianco e nero di Basilico, che escludono la presenza umana, sono dense di capacità narrativa, mentre gli scatti di Vitali si concentrano sulla gente che diviene essenzialmente soggetto di uno scenario d’acqua. Nel 1999, John Davies e Martin Parr puntano l’obiettivo sulla riviera. Davies riflette, con un’indagine meticolosa, sui dettagli naturalistici e sugli interventi umani nel paesaggio, Martin Parr presenta la sua visione assolutamente originale, dove l’eccesso dei colori e dei corpi esposti al sole costituisce il ritratto di un’umanità affannata e inquieta. Nel 2001 sono invitati Vincenzo Castella e Toni Thorimbert. Nelle immagini di Castella è il paesaggio ad emergere, incorniciato a ricalcarne l’immobilità, mentre lo sguardo di Toni Thorimbert si ferma ora sui prati verdi ed immacolati, ora su corpi teneramente abbracciati in uno sfondo indifferente. Nel 2004 le letture di Luca Campigotto e Jordi Bernadò sono diametralmente opposte. Campigotto, nelle sue fotografie notturne, privilegia il paesaggio e la sua storia. Bernadò illustra la realtà urbana gardesana, puntando sul colore ed evidenziando con ironia spunti e dettagli. Nel 2007 Mimmo Jodice, interprete di quella singolare relazione capace di coniugare aspetto realistico e visionario, fissa luoghi diversi con acutezza e vivace emozione; mentre Bernard Plossu, attraverso immagini sensibili e raffinate, invitato l’osservatore a focalizzare il suo sguardo sfuggente e ad approfondire ogni singola impressione.



Pubblicato il 05 dicembre 2012
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